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Il fantasma della giovane Sharan
di Marco Battista
Da molto tempo si sentiva sussurrare di una bella e affascinante donna mulatta che di notte attraversava i corridoi del castello come se fuggisse da qualcuno o qualcosa. Apparizioni fugaci, rumori strani e improvvisi attraversavano il silenzio della notte in quelle occasioni.
Il drago a sette teste
Il suono della sveglia mi fa sussultare, mi copro le orecchie col cuscino, ma eccola di nuovo. Allora balzo dal letto barcollando, come una sonnambula scendo in cucina e con gli occhi socchiusi apro l’anta e…accipicchia, ho dimenticato di comprare il caffè.
Condannata ad amarti. Quinta e ultima parte
Condannata ad amarti - ultima parte
Condannata ad amarti. Parte II
seconda parte di quattro del racconto di Marco Battista
- Ti ho fatto una domanda, ami ancora tuo marito? -
Quella domanda le arriva come un pugno allo stomaco.
- Allora? Ti ho chiesto se lo ami. - insiste Marilù. Livia vacilla, gli occhi si riempiono di lacrime.
Condannata ad amarti - Prima parte
Prima parte di quattro del racconto di Marco Battista
Sono le undici del mattino quando Marilù si presenta alla porta di Livia. Livia è l’unica persona alla quale confidare le sue pene, perché sa che dall’altra parte c’è una donna nella sua stessa condizione. Il profumo che emana la inebria, e qualche attimo dopo si ritrovano nel letto a fare l’amore.
Futura
Una macchina accosta sul ciglio della strada, lo sportello si apre e scende un uomo sulla quarantina alto e brizzolato sulle tempie, ha una leggera barba e l’atteggiamento composto gli dona l’aspetto di una persona di cui ci si può fidare.
Racconti in quarantena – Il Venditore di palloncini
di Mario Narducci
Se c’era la piazza, ci sarebbe stato anche lui. Lui c’era a prescindere: della gente, delle domeniche, delle feste, e dei colombi che s’alzavano in volo al suo lento passare da un lastrone all’altro, con un nugolo di palloncini colorati assicurati ad una mano da una selva di fili, e la miriade di girelle che era un miracolo a vedergliele tutte nell’altra mano.
Racconti in quarantena - La donna senza nome
La donna delle borse di plastica rigonfie da scoppiare, saliva lenta da via della Croce Rossa, il naso paonazzo già di prima mattina. Vestiva anche d’inverno un paio di fouseaux dei quali mal si riconosceva il colore originale che avrebbe potuto oscillare tra il giallo e il rosa chiaro; il capo sempre nudo, sotto il sole o la pioggia, i capelli ispidi che non conoscevano spazzola o pettine; una maglietta slabbrata e stinta, nella stagione buona, quando calzava un paio di infradito ormai approssimativi, o scarpe da tennis che denunciavano molte stagioni, quando arrivava il freddo.
Ero sceso a buttare il sacco dell’immondizia…
RACCONTO di Roberto De Giorgi
Sono già a letto quando mia moglie mi dice: «Non coricarti, vai a buttare la spazzatura, che fra un po’ passano a ritirarla.»