Lunedì, 07 Settembre 2020 14:39

Don Puglisi, ucciso perchè combatteva boss e reclutamento dei ragazzi nella mafia.

Scritto da Angela Curatolo

Raccontò il suo assassino le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo"

Don Pino Puglisi, nato nel quartiere Brancaccio di Palermo, 15 settembre 1937, dove morì il 15 settembre 1993, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno per il suo costante impegno evangelico e sociale è stato un presbitero, era educatore e attivista italiano. Freddato davanti al portone di casa in piazzale Anita Garibaldi, dopo esser sceso dalla sua Fiat Uno di colore bianco, si sentì chiamare per nome, si voltò, in quel momento l'assassino esplose un colpo di pistola alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa.

Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti a una folla di circa centomila fedeli, è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall'arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, a leggere la lettera apostolica è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco. È stato il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.

Il padre, Carmelo, era un calzolaio, e la madre, Giuseppa Fana, era una sarta. Nel 1953, a 16 anni, entrò nel Seminario arcivescovile di Palermo.

Il 2 luglio 1960 fu ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1961 fu nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel 1963 fu nominato cappellano presso l'orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. Fu in questi anni che padre Puglisi cominciò a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani. Non tentava di riportare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i giovani che vivevano per strada e che consideravano i mafiosi degli idoli e delle persone meritevoli di rispetto. Il 1º ottobre 1970 venne nominato parroco a Godrano, un paesino della provincia palermitana che in quegli anni era interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L'opera di evangelizzazione del prete riuscì a far riconciliare le due famiglie. Rimase parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978. Dal 1978 al 1990 ricoprì diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l'Azione Cattolica e la FUCI.

Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco della chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, tornò dove era nato, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui incominciò la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi.

Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli che cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi, compreso quello di padre Puglisi. Grigoli, che era insieme con un altro killer, Gaspare Spatuzza, disse che gli aveva sparato un colpo alla nuca. Dopo l'arresto egli sembrò intraprendere un cammino di pentimento e conversione. Lui stesso raccontò le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo".

Sulla sua tomba, nel cimitero di Sant'Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".