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Giovedì, 04 Giugno 2020 16:36

Missione comico. La gioia di far ridere.

Scritto da Angela Curatolo

Nella vita non si sceglie di intraprendere l'arte del comicità, ma è la vita che sceglie per te questa missione.

Il comico è un grande artista che guadagna ogni giorno, sin dalla sua venuta al mondo, ogni briciola della sua personalità e non permetterà mai a nessuno né di modificarla né di metterla da parte.

Il mondo adora i comici, personaggi silenti che scelgono di esprimersi solo attraverso l'ironia, il sarcasmo, la satira. Le grasse risate sono un cannone di energia per ogni persona, che per alcuni attimi spoglia dei problemi della vita e rende liberi.

Il vero comico trasmette la sua libertà a chi lo segue perchè è veramente un uomo che difende se stesso e le sue idee per quanto folli siano.

La maschera del comico è il risultato di un alchimia interiore che ha come elementi miscelati tra loro tutte le emozioni, positive e negative, vissute in prima persona, filtrate da una spessa sensibilità.

La figura del comico è interessante sia dal punto di vista professionale ma ancor più personale. Dietro quel viso, che sembra neutro, capace di adattarsi ad ogni situazione per capirne il lato prettamente buffo, chi c'è?

C'è un bambino che si sente incompreso ma non lo dimostra perchè con l'ironia riesce ad allontanare esperienze e sensazioni spiacevoli.

Quel bambino impara a compiere un procedimento che gli alchimisti definirebbero “trasformazione del vil metallo in oro”: trasformare il disagio della vita in un momento di gran divertimento.

C'è inoltre un bambino che, dopo aver osservato il mondo intorno a lui, prende una decisione: di non appartenere mai alla realtà degli adulti.

Così comincia a costruire la sua realtà, tutta appoggiata sulla sua complicata personalità: forte e debole, decisa e confusa, prepotente ma anche capace di sopportare. Non bisogna cadere nei tranelli che il comico tende alle persone intorno a lui. Quando sembra timido in realtà si sente semplicemente escluso, quando lo si crede offeso invece non è interessato, se tace non è perchè non ha nulla da dire sull'argomento ma è in stand by con il mondo, sogna e crea. Ha bisogno di molti momenti di solitudine, almeno quanto un poeta o scrittore di letteratura.

Con l'animo di un eterno bambino si perplime e rimane disarmato quando gli viene mostrata la cruda realtà. E non l'accetta!

Ma se l'uomo comune non sempre può permettersi di accettare o meno alcuni eventi negativi, il comico, che non è un comune mortale, ha solo bisogno di un po' di tempo, quello sufficiente per mettere in funzione il suo laboratorio interiore ed inventare un liquido magico che serve ad estrarre la parte divertente della situazione.

La sua delicata sensibilità escogita un missile carico di una miscela di follia, ironia e sarcasmo diretto a permeare l'indifferenza dell'uomo comune e a scoppiare all'unisono nelle singole persone.

A volte indigna, a volte appare demenziale, la comicità, in fondo è la cosa più seria che è rimasta.

Chi mai penserebbe alla malizia del comico? Chi mai darebbe un significato ai suoi capricci? Chi mai potrebbe potrebbe sospettare che, tra le risate a lacrima continua, un comico sta iniettando attenzione verso alcune problematiche del mondo in cui viviamo?

Le stigmatizzazione dei personaggi, dei luoghi comuni, dell'insostenibile senso comune prima fanno ridere e poi magari riflettere. Il suo modo di agire è quello di una persona dissociata o, come direbbero gli amanti della new age, un chanellig, con un'entità che gli suggerisce roba da ridere. E il comico non può tenere per sé materiale che fa ridere, vuole condividere con il pubblico perchè la sua missione è far ridere. Solo così si sente realizzato.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un'irresistibile voglia degli attori comici di mostrare la propria rabbia, non attraverso l'ironia e il sarcasmo, ma con gli strumenti dell'uomo comune. Una tentazione lecita e ammissibile però la magia che compie il comico è proprio quella di rendere sterili da polemiche, indignazione, solite tiri tere strumentali, le informazioni che spesso non vogliamo ascoltare.

La capacità di far ridere è simile a quella del genio matematico, musicale, sportivo.

Il grande Totò, spesso diceva che non tutti gli attori hanno la capacità di far ridere ma tutti i comici riescono anche a far commuovere.

La storia della nostra comicità ha avuto il piacere di conoscere il genio comico creativo attraverso Ettore Petrolini, Fregoli (trasformista comico), Totò, Aldo Fabrizi e tanti altri. Ma accanto a loro è giusto far presente una miriade di eccezionali comici che purtroppo non sono diventati famosi e non appaiono nella storia della comicità italiana.

Eppure anch'essi hanno assolto in modo eccelso alla loro missione: divertire il pubblico. Gli attori girovaghi e quelli dell'avanspettacolo erano artisti che viaggiavano per lo “stivale” tutto l'anno, con una piccola paga solo per un unico motivo: divertire le folle, consapevoli che ogni altro destino li avrebbe portati lontano da se stessi.

Quando un comico è famoso, è facile esibirsi ogni sera. Le persone lo acclamano a prescindere, perchè lo aspettano, lo sognano. Ma quando non è famoso l'esibizione di ogni sera rappresenta una sfida, come quella di un matador, ed è obbligato a dare sempre più del massimo per conquistare il pubblico.

Non essere famosi fa sentire il comico come un cavallo alle corse a cui danno uno svantaggio di 100 mt. alla partenza perchè è troppo forte.

Ma se ci pensiamo bene i campioni nelle gare partono sempre con lo svantaggio altrimenti sarebbe ingiusto per gli altri.

Il vero artista comico non dà per scontato nessuno spettacolo, perchè ogni esibizione conserva in sé l'entusiasmo e i timori della prima volta, solo con più esperienza. A volte, per l'autentico artista comico essere famosi, invece, significa essere un cavallo che parte 100mt più avanti e non è più stimolato a conquistare il suo pubblico.

Un pubblico che lo vuole sempre uguale a se stesso perchè è così che lo vede al cinema o in televisione. Ed è così che gli fa guadagnare tanti denari. Ed è così che lo chiude in gabbia. Una bella gabbia dorata, ma pur sempre gabbia.

Il comico in gabbia perde il dono.

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