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Lunedì, 27 Settembre 2021 16:26

Villa Celiera/anni 30': ‘Ndùnina e Zucchero'. Gli stilisti sono arrivati dopo

Scritto da Angelo Tarquinio
Antonina e Angelo Tarquinio Antonina e Angelo Tarquinio

di Angelo Tarquinio

‘Ndùnina, memoria storica di Villa Celiera, è sempre felice di uscire dall’isolamento che le procura l’udito, perso in parte, e quando le torna in mente qualcosa di carino mi manda a chiamare.

Questa volta narra di un sacco di tela grezza contenente zucchero.

Su quel sacco di tela grezza che conteneva zucchero nel piccolo negozietto di alimenti di Villa Celiera in tanti avevano messo gli occhi. Erano gli anni trenta e la miseria si tagliava a fette e in quel tessuto, seppur rozzo e grossolano, chi vedeva una casacca, una palandrana, una gonna capace di risolvere i problemi d’abbigliamento che ogni famiglia aveva causa la penuria dovuta al regime autarchico e dall’eccessivo costo delle stoffe che a fatica si trovavano.

Elisabetta Mantini, la mamma di Antonietta, che tutti conoscevano come ‘Ndùnine’ non perdeva occasione per ricordare a Vincenze di Grille, il bottegaio, che quel sacco l’aveva promesso a lei ed alla fine, quando si svuotò, l’uomo mantenne la parola data.

La donna pensava di far diventare quel colore nero, un bel rosso con un bagno di tintura bollente per le stoffe in modo da nascondere le scritte che la tela portava stampigliata e ravvivare un po’ il colore mortuario, visto che il capo che ne sarebbe uscito fuori doveva essere indossato da una ragazzina.

Eravamo ancora lontani dalle mode di oggigiorno che un abito non è di tendenza se non porta scritte o loghi.

L’austerità di quei giorni esigeva sobrietà e decenza e tutto doveva avvenire senza fronzoli e orpelli.

Aimè, la tela già nera, con il rosso fuoco della tinta assunse una colorazione ancora più plumbea, solo la scritta: Zucchero - Eridania diventò un bel carminio con riflessi amaranto.

La stoffa nell’insieme non dispiaceva affatto e Genoveffa e senza perdere tempo la portó al sarto per confezionare una gonnina per ‘Ndùnina. Però, Pasquale Morello lo stilista per quanto fece non riuscì a progettare l’indumento senza riuscire ad escludere la tela con la scritta che alla fine venne usata tutta.

Anticipando i tempi di oltre mezzo secolo, una bella mattina di primavera di un giorno di festa, nel piccolo paese sperduto fra le montagne del pescarese, una ragazzina usci di casa gioendo nella sua gonnina nuova. Il colore nero della stoffa mandava bagliori rubizzi e proprio sul sedere, campeggiava una scritta color carminio/amaranto.

Quando un giorno vi diranno che le scritte sugli abiti sono stati usati per la prima volta dallo stilista tal dei tali, non mancate di ricordare che negli anni trenta ‘Ndùnina sgambettava felice con le trecce al vento a Villa Celiera con la dicitura ‘ Zucchero - Eridania’ sul culo.

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