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Venerdì, 05 Febbraio 2021 18:45

Il drago a sette teste

Scritto da Gianna Di Tomasso

Il suono della sveglia mi fa sussultare, mi copro le orecchie col cuscino, ma eccola di nuovo. Allora balzo dal letto barcollando, come una sonnambula scendo in cucina e con gli occhi socchiusi apro l’anta e…accipicchia, ho dimenticato di comprare il caffè.

Corro giù per le scale, è tardi! “ per favore un caffè, ho fatto tardi!” Per mia sfiga nel corridoio incontro il mio capo “buongiorno Anna, come al solito hai fatto tardi!” Esco dal lavoro e incontro te e a malapena dico “ciao, scusa devo correre a fare la spesa, ho fatto tardi!”.

Tardi, tardi sempre di corsa e senza tempo. Già, il tempo. Solo ora ci accorgiamo del tempo, ora da un giorno all’ altro abbiamo tutto il tempo che vogliamo, ma non sappiamo cosa farne. Desideriamo uscire in gregge per far felice il nemico. Quando nelle maree di folla strette di mano e abbracci senza emozioni e sentimenti avevano quasi un sapore amaro, ognuno era solo accanto all’ altro. Non ci siamo accorti quanto la nostra vita fosse preziosa e forte, quanto delicata e fragile come cristallo. A noi la scelta, unici e indiscussi giudici, dove colpevoli o innocenti si fondono in prigioni senza sbarre e farfalle senza ali. Tutto cambia, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Sono adulta, molto adulta ed oggi mi sento inquieta seduta su questa panca con accanto Nerone. Il mio Nerone, che con passo felpato si avvicina balzando sul mio grembo e con lo sguardo tra il sornione e l’ interrogativo vuole capire, sebbene sia contento di avermi li, come mai oggi, ieri e l’ altro dì io stia in casa con questa vecchia tuta ampia e grigia. Più tardi ascoltando il grido del mio silenzio ricordo la leggenda del Drago a sette teste, che forse tanto leggenda non è, ma noi siamo sette, settanta, settemila, sette miliardi, vinceremo e torneranno le lucciole, i papaveri e l’ arcobaleno. Oggi la mia mente spazia, non ha un filo logico, ma odo chiaramente la voce di mia nonna che mi dice “Anna ricordati che nella vita chi ha i denti non ha il pane, e chi ha il pane non ha i denti”. Già, mia nonna…e quando i pensieri, i ricordi e il cuore si fondono in un abbraccio finalmente apro questa vecchia cassapanca, e tra tanti piccoli tesori prendo una chiave nera, un po’ deforme, assottigliata dall’ usura, ma lunga più del palmo della mia mano.

“Ha bisogno d’ olio questa serratura”…mentre la chiave, a fatica e scricchiolando come le ginocchia di mia nonna, riesce ad aprire il portone. Entro, e nel voltarmi per chiuderlo alle mie spalle eccolo lì, il pezzo di mare con accanto, da un lato la città e dall’ altro, con la sua maestosità, la Dea Maja. Faccio presto, due passi e sono davanti alla finestra che, con una piccola spinta, cigolante si apre per mostrarmi il Gigante che dorme. Si, perché questo è un luogo magico e in questo angolo di paradiso mi par di udire la supplica di quella madre. I miei occhi si nutrono del rosso tramonto, la mia aura è accarezzata dalla leggera brezza della sera e per un attimo sono la fanciulla che, seduta sul prato davanti casa, raccoglie fiori di camomilla. Anna apre gli occhi, inebriata da un passero che canta, si alza piano piano per non far rumore, si avvicina alla finestra, protende la braccia e afferrando a malapena le ante, lentamente le socchiude. Da un ultimo sguardo alla Dea e al suo figliolo, e va a riposare. Domani un’ alba nuova le regalerà altro tempo.

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