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Mercoledì, 11 Novembre 2020 18:23

12 Novembre, il ricordo di quegli attentati di Nassiriya: 50 morti.

Scritto da Angela Curatolo

Tre atroci attentati subiti dai Carabinieri italiani, vicenda conclusa con polemiche e amarezza per i parenti delle vittime, per la mancata concessione della Medaglia al valor militare.

Gli attentati di Nassiriya avvennero dal 2003 al 2006 durante la guerra d'Iraq contro le forze armate italiane partecipanti alla missione militare denominata "Operazione Antica Babilonia", provocarono un totale di circa 50 vittime (di cui 25 italiani).

La seconda guerra del Golfo ebbe inizio nel marzo 2003, operazione Iraq Freedom (OIF), portata avanti da una coalizione composta principalmente degli eserciti britannico e statunitense e da altri Stati, ufficialmente terminata il 1º maggio 2003, vide enormi perdite degli eserciti stranieri che non ebbero mai il controllo pieno del territorio. L'Italia con la missione "Antica Babilonia" fornì forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese.

La missione italiana iniziò il 15 luglio 2003, operazione militare peacekeeping (mantenimento della pace), e aveva diversi obiettivi tra cui la ricostruzione del "comparto sicurezza" iracheno attraverso l'assistenza per l'addestramento e l'equipaggiamento delle forze, a livello centrale e locale, sia nel contesto della NATO sia sul piano bilaterale e controllo del territorio e contrasto alla criminalità.

La missione è terminata il 1º dicembre 2006.

Il 12 novembre 2003 avvenne il primo grave attentato di Nassiriya, provocò 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni.

Alle ore 10:40 ora locale (UTC +03:00), le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti all'ingresso della base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando successivamente l'esplosione del deposito munizioni della base e pertanto la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili.

Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base "Maestrale", riuscì a uccidere i due attentatori suicidi, tant'è che il camion non esplose all'interno della caserma ma sul cancello di entrata, evitando così una strage di più ampie proporzioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell'esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica.

Il Reggimento MSU/IRAQ, era diviso su due postazioni: la base "Maestrale" dove avvenne l'attentato e la "Libeccio", entrambe poste al centro dell'abitato di Nassiriya. L'altra sede, "Libeccio", distante poche centinaia di metri dalla prima, venne danneggiata anch'essa dall'esplosione.

L'attentato del 2006.

La mattina del 27 aprile 2006 un convoglio formato da quattro mezzi dei Carabinieri dell'MSU parte dalla base di Camp Mittica per raggiungere l'ufficio provinciale di Polizia irachena per il consueto servizio e il coordinamento dei pattugliamenti congiunti (Provincial joint operation center), come già avevano fatto molte altre volte. Alle 8:50 ora locale (le 6:50 in Italia) il secondo veicolo della colonna passa sopra a un ordigno posto nel centro della carreggiata. All'interno del mezzo (VM90P), che ospita anche un capitano dell'Esercito italiano in qualità di ufficiale di collegamento, si sprigiona una fiammata che causa la morte istantanea per shock termico di tre dei cinque militari presenti a bordo. La sfortuna in questo caso è fondamentale: la carica cava dell'ordigno colpisce la sottoscocca della ruota sinistra del mezzo, punto più debole della struttura e soprattutto non angolato, per cui penetra nel mezzo con un'altissima temperatura trasformandone l'interno in un forno. Il Maresciallo Aiutante Carlo de Trizio muore poco dopo, prima di giungere in ospedale. Il 7 maggio muore anche il maresciallo aiutante Enrico Frassanito, rientrato a Verona dopo le prime cure ricevute a Madinat al-Kuwait (Kuwait City); era rimasto gravemente ustionato nell'attentato.Sono deceduti in seguito all'attentato: Nicola Ciardelli, capitano dell'Esercito, paracadutista del 185º Reggimento artiglieria paracadutisti Folgore(173º Corso Valore) Carlo De Trizio, maresciallo aiutante dei Carabinieri Enrico Frassanito, maresciallo aiutante dei Carabinieri Bodgan Hancu, caporale della polizia militare rumena Franco Lattanzio, maresciallo aiutante dei Carabinieri.

Durante il funerale privato del capitano Ciardelli (il giorno 3 maggio alle ore 11), nella chiesa di San Nicola a Pisa, si sono svolti anche i battesimi del figlio Niccolò e del nipote Matteo.

Attentato del 5 giugno 2006

Il 5 giugno 2006, nell'anniversario dell'Arma dei Carabinieri, avviene un altro attentato ai militari italiani in missione in Iraq. Alle 21:35 ora locale un ordigno, probabilmente comandato a distanza, è stato fatto scoppiare al passaggio di un mezzo. L'esplosione è avvenuta a circa 100 km a nord di Nassiriya. Il veicolo era in testa a un lungo convoglio di mezzi diretto a Tallil; i primi soccorsi sono arrivati proprio da medici che appartenevano al convoglio.

Nell'attentato è rimasto ucciso il caporal maggiore scelto Alessandro Pibiri, il mitragliere rallista del primo mezzo di scorta del convoglio, mentre altri quattro soldati, il caporal maggiore scelto Fulvio Concas, il tenente Manuel Pilia e il primo caporal maggiore Luca Daga, tutti del 152º Reggimento fanteria "Sassari", sono rimasti feriti, uno in maniera grave.

Nel 2009 viene istituita la "Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace" che si festeggia ogni anno il 12 novembre, anniversario degli attentati di Nassiriya.

Nonostante le proteste e la rabbia dei parenti delle vittime, non venne mai conferita la Medaglia d'oro al valor militare, ma la Croce d'onore, la ragione risiede che sia prevista limitatamente a "coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere ed all'onore, abbiano affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche", e come tale non è stata considerata applicabile alle vittime dell'attentato di Nassiriya.

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