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Venerdì, 27 Novembre 2020 17:49

Il valore delle coincidenze: l'incontro tra Pauli e Jung

Scritto da Angela Curatolo

Quante volte pensiamo ad una persona e poco dopo la incontriamo? Quanti incontri avvengono per una improbabile coincidenza? Ma che valore hanno le coincidenze nella vita di ognuno di noi?

“Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi”. Milan Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.

 

Logica e ragione vogliono relegare le coincidenze a banali eventi senza senso. Ma se non fosse così? Se le coincidenze fossero invece dei messaggi in codice per capire quali sono le scelte naturali da compiere per il nostro percorso?

Già Arthur Shopenauer, il burbero filosofo, identificò tali eventi con il nome di “simultaneità”. E negli ultimi anni molti letterati, psicologi, scienziati hanno studiato con molto interesse le coincidenze. La produzione di libri in merito all’argomento è copiosa.

Una, a dir poco, importante coincidenza si verificò quando si incontrarono il Premio Nobel della fisica, Wolfgang Pauli, e Carl Gustav Jung. Pauli scoprì che, a livello di fisica quantistica, la realtà è coinvolta in una "danza astratta", simmetrica o antisimmetrica, senza alcuna causa materiale. Una struttura astratta si nasconde dietro la superficie della materia atomica e determina il suo comportamento in maniera non-causale.

Jung, già da tempo, era fermamente convinto che in natura esistono eventi simultanei che non rispondono alla legge di causa-effetto, ma che sono comunque legati da un significato. Jung chiamò “Sincronicità” il principio che regola tali eventi.

Spiega Jung:

“A differenza della causalità, la sincronicità si dimostra un fenomeno connesso principalmente con processi che si svolgono nell'inconscio. Alla psiche inconscia spazio e tempo sembrano relativi, ossia la conoscenza si trova in un 'continuum' spazio-temporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. Se quindi l'inconscio sviluppa e mantiene un certo potenziale alla coscienza, nasce la possibilità di percepire e 'conoscere' eventi paralleli".

Dall’incontro tra Jung e Pauli si crea il presupposto sperimentale alla legge di sincronicità sul piano della fisica quantistica. Ma il loro incontro fu scaturito da un grave disordine psichico di Pauli: la sua vita. Nel 1928, parallelamente alle sue grandi scoperte nel mondo razionale della fisica quantistica, la sua vita psicologica venne gravata dal suicidio della madre a cui seguì un disastroso matrimonio con una cantante di cabaret che lo abbandonò poche settimane dopo. Alcool e depressione accompagnarono un crollo nervoso, che lo portò ad incontrare Jung. Questo incontro si rivelò una significativa coincidenza. Importante sotto molti punti di vista. I Ching, l’astrologia, la telepatia, le percezioni extrasensoriali, gli incontri, gli inconvenienti, grazie alla sincronicità di Jung hanno un interessante significato. In Sincronicità, il libro in cui spiega la propria teoria, illustra l'astrologia come esempio, cioè di relazione parallela, non causale, tra lo svolgimento dei fenomeni celesti e quelli scanditi dal tempo terrestre. Negli anni successivi altri ricercatori hanno teorizzato sulla sincronicità.

Hubert Reeves individua cinque fenomeni che dimostrano la realtà degli eventi acausali:

il dimezzamento radioattivo; l'impredicibilità del comportamento d'un singolo atomo nella meccanica quantistica; la 'radiazione fossile' del cosmo; il pendolo di Foucault, che sembra orientarsi secondo l'intera massa dell'universo invece che secondo quella del nostro pianeta; il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, che vieta di localizzare la proprietà d'un atomo e sembra perciò indicare una sorta di unità e non-separabilità di tutte le particelle dell'universo.

Interessanti sono le teorie dello scienziato Rupert Sheldrake che ha formulato la teoria del 'campo morfico' per spiegare lo sviluppo e la crescita di piante e animali, descritti dalla genetica in una maniera ritenuta incompleta, e dovuti in realtà secondo Sheldrake a zone di risonanza entro cui un evento, un'informazione, o anche un semplice pensiero, ha la capacità di ripercuotersi su di un altro in maniera non meccanica o causale.

Nel libro The Presence of the Past, Sheldrake avanza l'ipotesi che i "campi ricordi" non siano effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano essere memorizzati in un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. Se questo fosse dimostrato, ciò avvalorerebbe la tesi che la coscienza umana, i nostri ricordi personali e il nostro senso dell'io possano sopravvivere alla morte biologica possano essere trasferiti tramite risonanza morfica. Ogni insieme complesso ed organizzato di attività di un individuo (animale superiore o uomo), che comprende anche sogni, esperienze mistiche nell'uomo, stati alterati della coscienza ed altro, possiede una sua struttura: questi stati mentali e queste attività possono essere trasferiti da un individuo all'altro, proprio grazie a questo meccanismo che assicurerebbe la capacità di condivisione delle "abitudini" che gli organismi (virus compresi) acquisiscono nel processo evolutivo: queste "abitudini" sembrano "risuonare" all'interno della specie.

Quindi nuova acquisizione come, per esempio, una nuova capacità di resistenza in un virus, un nuovo apprendimento collettivo, ma separato nello spazio e condiviso da una determinata specie (come negli esperimenti sull'apprendimento di sequenze nei ratti) o come la capacità di certe molecole di assumere configurazioni di struttura quaternaria che sono estremamente improbabili tra le migliaia possibili: esse, sorprendentemente, vengono puntualmente assunte in ogni situazione identica in spazi diversi e lontani e risultano perfettamente inserite ed adattive per il progetto di costruzione di quella determinata proteina.

Un campo veramente interessante da approfondire.

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