La copertina è stata realizzata da Claudio Villa. L’avventura è veramente meritevole di essere riletta o scoperta nuovamente; il tema potrebbe essere quello consueto del solito pellerossa infervorato (Wasape) che vuole distruggere i “cani bianchi”, facendo divampare conflitti tra le tribù e le giacche azzurre, spesso corrotte, ancora più controproducenti. La particolarità del nostro villain è il suo essere convinto di possedere il dono più agognato dai guerrafondai di tutti i tempi: l’invulnerabilità. Pensate un po’! Alcuni condottieri come Alessandro Magno ragionavano più o meno come Wasape: invincibili e protetti dagli dei riuscivano a galvanizzare i loro soldati e a trionfare. Eppure erano solo uomini e alla fine il redde rationem arriva per tutti.
Soprattutto per Wasape, la cui ubris incontrerà sul suo cammino la pacata e ironica concretezza dei pards. I disegni sono molto curati: Wasape senza incorrere nella caricatura grottesca è un personaggio graficamente impeccabile: possiede in modo realistico tutte le caratteristiche del nativo americano. Molto intense le scene dell’impiccagione e della resurrezione del nostro condottiero indiano. La vicenda si snoda in modo dinamico con Tex e Carson brillanti investigatori, che, passo dopo passo, ricostruiscono il puzzle di una storia basata sugli ingredienti tipici del west: avidità degli occidentali e furore dei nativi americani. Magnifica la copertina di Villa con un Tex quasi di tre quarti in primo piano con il fedele Dinamite girato verso di lui a lanciagli uno sguardo d’intesa, mentre sullo sfondo nella devastazione di un incendio, arriva a cavallo l’esaltato Wasape.