Martedì, 03 Giugno 2025 17:36

Hollywood: la fabbrica delle illusioni e il potere della narrazione manipolatoria

Scritto da Carlo Di Stanislao

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"Il cinema è la forma d’arte più potente del mondo: ti fa vedere ciò che vuoi, sentirti ciò che vuoi, e credere a ciò che vuoi."
— Roger Ebert

Hollywood non è solo la culla del cinema mondiale, ma un vero e proprio impero narrativo che ha conquistato il pianeta costruendo storie capaci di plasmare la realtà. La sua influenza va ben oltre lo schermo: ogni film, ogni serie, ogni immagine prodotta è parte di un disegno più grande, un potente strumento di persuasione che orienta la percezione pubblica e modella l’immaginario collettivo globale.

Fin dalla Guerra Fredda, Hollywood ha svolto un ruolo cruciale nel forgiare nemici e alleati attraverso trame cariche di simbolismi politici. Film come The Manchurian Candidate o Invasion of the Body Snatchers non erano semplici prodotti di intrattenimento, ma armi sottili di propaganda, veicolando l’angoscia anticomunista e cementando l’immagine del “pericolo rosso” nella coscienza mondiale. Questi racconti influenzarono decisioni politiche e strategie di sicurezza, modellando il corso della storia.

Oggi, Hollywood perpetua stereotipi e narrazioni selettive che rafforzano cliché culturali, politici e sociali. Alcune popolazioni o nazioni vengono rappresentate in modo riduttivo, alimentando pregiudizi e divisioni. Un esempio emblematico è Zero Dark Thirty, che ha legittimato la tortura come strumento nella “guerra al terrore”. Questo film, pur acclamato, è stato criticato per aver contribuito a normalizzare pratiche controverse, dimostrando come la narrazione hollywoodiana possa influenzare l’etica pubblica e le scelte politiche.

La serie House of Cards porta sul piccolo schermo la crudeltà della politica americana, mostrando come la realtà venga costruita più da narrazioni abilmente tessute che dai fatti oggettivi. Il protagonista manipola media e istituzioni, alimentando sfiducia nelle élite, riflettendo e amplificando la polarizzazione crescente negli USA.

In questo scenario si inserisce la battaglia culturale tra Hollywood e Donald Trump. L’ex presidente ha spesso accusato Hollywood di essere un’élite distante dalla “vera America”, mentre molte star hanno usato la loro influenza per criticare apertamente la sua figura e le sue politiche. Questo scontro simbolico riflette la crescente guerra culturale negli Stati Uniti, dove narrazione, politica e identità si intrecciano profondamente.

Questa potenza narrativa ha radici lontane, nel maccartismo degli anni ‘40 e ‘50, quando la paura del comunismo portò a liste nere e autocensura. Hollywood divenne strumento di propaganda, costruendo un immaginario di “bene contro male” ancora oggi molto presente.

Un aspetto centrale del potere hollywoodiano è il controllo su quali storie vengono raccontate e distribuite. Se un film non piace all’industria o non rispetta i suoi codici, rischia di essere boicottato o ignorato, condannato a un insuccesso commerciale. Senza il supporto di Hollywood, è quasi impossibile che un film raggiunga il pubblico globale.

Ad esempio, Joker (2019), pur essendo un grande successo, ha incontrato resistenze per il suo ritratto oscuro della società americana. Film come The Last Temptation of Christ o Eyes Wide Shut hanno subito difficoltà distributive per contenuti controversi. Questi casi dimostrano il filtro che Hollywood applica, spesso escludendo prospettive scomode o alternative.

Il potere di Hollywood si estende anche al cinema globale, influenzando industrie cinematografiche di paesi come Cina, India e America Latina. Il cinema cinese, ad esempio, ha adottato modelli narrativi hollywoodiani per attrarre il pubblico globale, come mostrano film come The Wandering Earth o Wolf Warrior 2. Anche Bollywood integra elementi hollywoodiani, cercando di equilibrare la propria identità culturale con un pubblico sempre più internazionale.

Tuttavia, non tutti accettano passivamente questa influenza. Cineasti iraniani, e di altre cinematografie “alternative”, continuano a sviluppare un linguaggio unico, sfidando il predominio hollywoodiano con narrazioni più autentiche e radicate.

In questo quadro, il cinema indipendente negli Stati Uniti affronta sfide enormi. A differenza dei blockbuster prodotti dalle grandi case, i film indie spesso lottano per ottenere finanziamenti, distribuzione e visibilità. Il mercato è dominato da grandi studi che promuovono prodotti conformi alle regole del mainstream hollywoodiano, lasciando poco spazio a narrazioni più sperimentali o critiche.

Molti registi indipendenti devono quindi accontentarsi di circuiti limitati, festival di nicchia o piattaforme digitali, spesso con budget ridotti e poca copertura mediatica. Questa difficoltà limita la diversità culturale e tematica del cinema americano, confinando molte storie importanti a un pubblico ristretto.

Conclusione: il potere delle storie e la responsabilità dello spettatore

Hollywood resta una fabbrica di sogni e illusioni, dove si combatte la battaglia per la mente e il cuore delle masse. La narrazione manipolatoria è potente e pervasiva, capace di influenzare non solo gusti e mode, ma anche visioni del mondo e orientamenti politici.

Il suo dominio globale, che plasma non solo ciò che vediamo ma anche come lo vediamo, dimostra quanto la cultura possa essere un’arma sottile e potente. Comprendere questi meccanismi significa dotarsi degli strumenti per guardare oltre lo schermo, riconoscere i giochi di potere dietro le storie e diventare spettatori consapevoli e cittadini informati.

Solo così si può trasformare l’intrattenimento in occasione di riflessione critica, evitando di restare prigionieri di illusioni costruite su misura e aprendo spazio a narrazioni più autentiche, diversificate e libere.