Il risultato rappresenta una prima assoluta per le cellule umane, mentre in passato era stato ottenuto su batteri, lieviti e cellule di mammifero. "Grazie a questa nuova metodologia possiamo introdurre nelle cellule delle 'esche' (ovvero delle proteine marcate) con cui 'pescare' meccanismi molecolari altrimenti difficili da studiare", commenta Francesco Nicassio, coordinatore del Centro di genomica dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit) a Milano. "Abbinata ad altre tecnologie per lo studio delle proteine, questa tecnica ci permetterà di osservare in dettaglio i processi biologici alla base di molte malattie, partendo da quelle del sangue".
Il gruppo californiano guidato da Peter Schultz, infatti, ha usato le staminali del sangue prelevate dal cordone ombelicale e le ha modificate grazie a un virus reso innocuo e usato come vettore. Grazie a questa navetta, è stato possibile inserire nel Dna tutti gli attrezzi molecolari necessari affinché le cellule potessero riconoscere e usare degli amminoacidi non canonici derivati dall'amminoacido lisina. In questo modo le staminali hanno cominciato a produrre proteine incorporando gli amminoacidi non canonici e lo stesso hanno fatto anche le loro cellule figlie, dopo essersi differenziate in provetta.
I ricercatori hanno quindi provato a impiantare le staminali 'ritoccate' nei topi: nutriti con gli amminoacidi non convenzionali, riescono a utilizzarli nella produzione di proteine. Alla luce di questi risultati, i biologi ipotizzano che si possa craccare il codice genetico anche di altri tipi di staminali umane.
fonte Ansa