Dopo l'epoca degli sciamani, dal V° secolo prima Cristo, l'uomo ha cominciato a pensare e a riflettere. I discepoli di Confucio (551/479 a.C.) chiesero al Grande Maestro: ma dopo di noi che succede? La risposta: Figliuoli miei ma se non sappiamo da dove siamo venuti come facciamo a sapere dove andremo? LaoTsè (VI° secolo a.C,) parla di un mondo visibile, quello nostro, e di un mondo invisibile.
Socrate (470-469/399 a.C.) comincia ha pensare e si accorge di sapere di non sapere.
Platone parla dell'iperuranio, il mondo delle idee (metafisico) un mondo oltre il terrestre e di un mondo, il nostro, quale riflesso cioè il nostro mondo inteso come riflesso dell'altro. In mancanza di un Generatore o della scoperta del Divino si è fatto ricorso prima ad implorare il Cielo sacrificando giovani virgulti ai fiumi e poi immaginando e credendo ad esseri taumaturgici osannandoli come déi, sia in Occidente e sia in Oriente.
Cosi hanno preso forma, le varie religioni, con diverse ramificazioni tutte appaganti per una futura vita terrena.
Confucio dava molta importanza ai riti.
Arturo Schopenhauer (1788/1860), filosofo tedesco, diceva che le religioni sono utili. Ma l'eternità già esiste se tiriamo in ballo il famoso detto: " memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris".
Sarà vero che tutto, essendo polvere, ridiventerà polvere. Ma osserviamo: il fiore rinasce, gli animali, come l'uomo, rinascono e tornano a rinascere e/o a riprodursi continuamente per impollinazione o per fecondazione. Gli indiani credono alla metempsicosi secondo la quale l'anima trasmigra da un corpo all'altro. A chi, purtroppo, non è soddisfatto da queste teorie finora elaborate o è ancora in attesa che dal laboratorio de Gran Sasso, 2.000 metri sotto terra, si riesca a capire qualcosa del famoso buco nero; e magari, anche fantasticando, si riesca a cavare un ragno dal buco nero, io suggerirei che l'Eternità, il Cielo, il Creato sono, forse, è già in noi. Ne siamo parte.
A chi, inoltre, è insoddisfatto di quanto sopra può ricorrere al grande filosofo Emanuele Kant (1724/1804) che, per questa vita terrena, consiglia : " fare qualcosa, amare qualcuno e sperare in qualche cosa". Aggiungo il pensiero del filosofo francese Jean Rostand (1894/1977): "rispetta il sapere, ama la verità, ma vedi la salvezza soltanto nell'amore.