Il suo calvario inizia il 12 settembre 2018, arrestata con l’accusa di aver partecipato ad un'organizzazione terroristica armata assieme ad altri avvocati, dopo un iniquo processo dinanzi all’Alta Corte Penale di Istanbul, privo delle minime garanzie riconosciute dalla stessa Costituzione turca, in assenza degli avvocati difensori e degli imputati e su una testimonianza anonima.
Ebru Timtik faceva parte di un gruppo di 18 avvocati, membri di diverse associazioni progressiste e di sinistra attive nella difesa di casi politicamente sensibili, arrestati nel settembre del 2017 con l'accusa di collaborazione e legami con il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare (DHKP/C), gruppo di estrema sinistra considerato organizzazione terroristica dal governo turco, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti.
Nel marzo del 2019 vengono riconosciuti colpevoli e condannati a lunghe pene detentive, in particolare Ebru Timtik a 13 anni e 6 mesi di carcere. La richiesta di appello, presentata in ottobre, viene rigettata, in luglio, il tribunale di Istanbul rifiuta di trasferirla in ospedale nonostante un referto medico attestasse che le sue condizioni siano critiche.
Al momento del suo decesso, la richiesta di appello presso la Corte Suprema della Turchia risulta ancora in sospeso. Nel gennaio del 2020 Ebru Timtik e Aytaç Ünsal, condannato a 10 anni e sei mesi, iniziano uno sciopero della fame per richiedere un processo equo. Ebru Timtik muore il 27 agosto 2020 dopo 238 giorni di sciopero della fame e dopo aver raggiunto un peso di trenta chili. Il suo decesso suscita reazioni di condanna da parte di diversi organismi internazionali, dall'Unione Europea a numerose organizzazioni forensi e di diritti civili. La polizia turca arriva a lanciare i lacrimogeni per bloccare una manifestazione in suo ricordo.
In difesa dei più deboli e della verità
Aveva difeso la famiglia di Berkin Elvan, un attivista curdo turco di 15 anni, morto nel 2014 per le ferite riportate durante la repressione delle proteste di Gezi Park nel 2013. Venne colpito alla testa da un lacrimogeno sparato da un agente di polizia a Istanbul durante le proteste antigovernative in Turchia. Morì l'11 marzo 2014, dopo un coma di 269 giorni. Le condizioni di Elvan erano peggiorate nell'ultima settimana della sua vita, quando il suo peso era sceso da 45 kg a 16 kg. Dopo la morte di Berkin scoppiarono manifestazioni diffuse in Turchia e in altri paesi. Ci furono reazioni. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan affermò che il ragazzo era "un membro di un'organizzazione terroristica" poiché aveva il viso coperto da una sciarpa. A marzo 2014, ribelli maoisti attaccarono una stazione di polizia per vendicare l'omicidio di Elvan. Il 31 marzo 2015, dei sospetti membri del Fronte rivoluzionario liberazione popolare (DHKP-C) presero in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz al sesto piano del palazzo di giustizia di Istanbul Çağlayan, chiedendo alla polizia di annunciare i nomi dei quattro membri dei servizi di sicurezza che, secondo loro, erano collegati alla morte di Berkin Elvan. La polizia negoziò con gli uomini armati per sei ore, ma alla fine "a causa degli spari sentiti dall'interno dell'ufficio del procuratore", prese d'assalto il tribunale. I due uomini armati morirono durante l'operazione, mentre il pubblico ministero, gravemente ferito, morì in seguito per le ferite riportate.
L'avvocata si era occupata della morte per tortura nel 2008 dell'attivista per i diritti umani Engin Çeber, mentre era in custodia della polizia. Nel 2012, dodici guardie carcerarie e funzionari vennero condannate al carcere in relazione a questa morte, inducendo Amnesty International a definirlo un "caso storico". Arrestato per aver criticato le autorità per aver omesso di indagare e punire gli agenti di polizia che avevano sparato ad un attivista di sinistra rimasto poi paralizzato, fu portato in prigione a Istanbul e picchiato. Dopo essersi lamentato con il suo avvocato, fu trasferito in ospedale, cadde in coma e morì per emorragia cerebrale l'8 ottobre. Dopo la condanna diAmnesty International sui diritti umani in Turchia, poco dopo la morte di Çeber, Mehmet Ali Sahin, ministro della giustizia turco, si scusò, annunciando che 19 funzionari erano stati sospesi in attesa delle indagini. Nell'ottobre 2011, quattro funzionari vennero condannati all'ergastolo. Verdetto ribaltato dalla Corte suprema d'appello, che stabilì che la condivisione dello stesso avvocato da parte di alcuni imputati avesse interferito con il loro diritto a un processo equo. Il processo si ripeté e nel verdetto del secondo processo del 2 ottobre 2012, due guardie carcerarie e il loro supervisore furono condannati all'ergastolo. Altri nove funzionari ricevettero pene detentive per i diversi ruoli avuti nel caso.
Ebru Timtik seguì le indagini sul caso del disastro minerario di Soma, che il 13 maggio 2014 causò la morte di 301 minatori. E' il più grande incidente minerario turco della storia. Per la maggior parte causata dall'avvelenamento da monossido di carbonio. Il 14 maggio 2014 è stata organizzata una protesta a Istanbul contro il governo, ritenuto responsabile di tale strage. La protesta è sfociata in uno scontro con le forze dell'ordine.
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime il proprio profondo rammarico per la morte dell’avvocata Ebru Timtik. Componente del Foro di Istambul, membro dell’Ufficio Legale del Popolo e dell’Associazione degli Avvocati Progressisti della Turchia era attivamente impegnata nella difesa dei cittadini delle fasce più deboli della popolazione considerati oppositori del governo turco. Ha lottato per la libertà di espressione e la garanzia di procedimenti giudiziari equi contro l'illegalità e le violazioni del diritto alla difesa subiti dagli avvocati turchi, pagandone le ingiuste conseguenze.