Sabato, 03 Aprile 2021 14:24

Venerdì Santo 2021 Piazza S. Pietro. “Come…la solitudine di Cristo così nell’uomo in tempo di pandemia”.

Scritto da nefer
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Guadagnuolo mostra la sua opera.

Una Piazza San Pietro deserta dinanzi al dolore e la solitudine del mondo, Papa Francesco da solo, come tutti noi, davanti a questa pandemia. La Via Crucis del Venerdì Santo, guidata da Papa Francesco, ha visto quest’anno protagonisti i più piccoli. Una Via Crucis senza fedeli presenti, come vivere nell’ombra in tempo di pandemia da Coronavirus, la più grande crisi pubblica del secolo. Ad oggi sono oltre due milioni e cinquecento mila i morti nel mondo per Covid, la solitudine stabilita dal lockdown dilaga nelle persone e nei bambini, con la sofferenza della privazione alla libertà, causando ripercussioni sanitarie problematiche nella salute e nella psiche umana e necessitanti di urgenti e lunghe cure. La sofferenza fisica, la malattia, la desolazione, la solitudine, sono come le piaghe di Cristo ... Si è soli e ci si può sentire come abbandonati da tutti: le attese snervano e le frustrazioni aumentano.

In attuale condizione di continua assenza, nondimeno, le vicissitudini di Gesù di Nazareth, con l’arrivo della Santa Pasqua rivelano un momento in cui un chiarore appare all’orizzonte. Il chiarore si scopre in uno studio spirituale del noto artista Francesco Guadagnuolo che indica, tramite le sue incisioni, il tema della solitudine: “…Guadagnuolo ha immaginato, per una trasposizione di sentimenti, una feritoia come di un carcere, e il Cristo paziente, coronato di spine e sostituisce il cappellano: il Cristo fu sottoposto al processo, fu dichiarato innocente da Pilato, e condannato alla croce… “ (Mons. Giovanni Fallani). “…Poco dopo, ormai crocifisso e prossimo alla fine, Gesù lancerà il grido dell’estrema solitudine, rivolgendosi al Padre che sempre l’ha esaudito e lo abbandona invece proprio nell’ora suprema…” (Luigi Quattrocchi).

Guadagnuolo, attraverso Cristo dà così un’interpretazione originale cioè la presenza dell’isolamento umano caratterizzato in un tempo come questo: “Una tragedia esistenziale dispersa in questo mare travolgente”. Attraverso la feritoia Guadagnuolo racconta la solitudine di Cristo, è come pensare al calvario personale dell’uomo, con una vita esente da prospettive ma con un barlume di luce che attraversa la feritoia.

La passione di Cristo dà un senso alle croci che spesso la vita ci infligge. É da più di un anno che stiamo patendo una percezione oscura composta fra paura e attesa, ci sentiamo in gabbia e la vita sembra sottrarsi giorno dopo giorno. In questo momento l’uomo sofferente va aiutato a salvarsi nel corpo e nell’anima tramite una concordanza di assistenze. Sono gli aspirati “vaccini”, ad avviare una pur minima speranza. Ma verso quali orizzonti?