Lunedì, 14 Novembre 2022 18:32

Maestro Carlo Iacomucci,omaggio a Federico da Montefeltro

Scritto da rednez

di Giovanni Filosa

“Visita all’atelier dell’incisore e pittore urbinate stabilitosi in Vallesina, nel seicentesimo anniversario della nascita del Duca gli ha dedicato alcune opere” 

Un viaggetto di pochi minuti da Jesi e sei nell’atelier di Carlo Iacomucci, uno dei più raffinati incisori e pittori (lui dice “in seconda battuta…”) che navighino le procellose acque dell’arte contemporanea. L’atelier sta a Monsano, anzi a mezza via tra Monsano (dove è stato accolto da par suo dall’Amministrazione comunale) e Jesi. E’ contento se qualcuno va a trovarlo nel suo regno (per chi viene da Jesi, dopo la Rusticanella, direzione Chiaravalle, pochissimi metri sulla sinistra c’è via Piemonte, Iacomucci è li). Ha nel cuore il suo Federico da Montefeltro, perché è nato ad Urbino dove ha studiato ed è cresciuto culturalmente, e fra poco, scommetto, sarà affascinato dal Federico jesino, lo stupor mundi. Quando avverrà, ve lo diremo. L’abbiamo incontrato nel suo atelier, dopo tre anni che non ci si vedeva, ed il piacere reciproco ha rinsaldato i nostri rapporti. Ci sono andato perché ho saputo che nel seicentesimo anniversario della nascita del Duca, che cade quest’anno, ha realizzato alcuni lavori dedicati al grande mecenate e condottiero.

Uno che aprì le porte del Rinascimento italiano, circondandosi di artisti come Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello, Baldassarre Castiglione, Pietro Bembo e gli architetti Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini: quest'ultimo sarà anche artista a tutto tondo e verrà inserito a corte come suo consigliere personale. “Ho giocato - ci dice - da bambino davanti al sagrato della Chiesa di San Bernardino, luogo di sepoltura del Duca di Urbino. La scuola che ho frequentato, l’Istituto statale d’arte, scuola del libro, si è svolta dentro il palazzo ducale, ho in sostanza respirato l’aria del mecenate in una scuola di grande tradizione e prestigio, respirando arte e profumi rinascimentali, nei quali la città ducale è da sempre impregnata e immersa, con accanto l’ombra del grande condottiero. Un personaggio che ha voluto accanto artisti eccelsi”. Ha realizzato alcuni lavori che gli ha dedicato, uno dei più significativi è senz’altro un olio su tela, una casacca sospesa fra il cielo e la terra, quasi un manichino evanescente che viene fuori da questi movimenti ventosi che salgono verso l’alto, con sopra il cappello del duca ed, intorno, il Palazzo ducale.

“Urbino è una città di cui non puoi assolutamente fare a meno, perché nell’inconscio assorbi cultura, arte storia, elementi che mi sono serviti nella mia maturità artistica. Tante volte, inconsciamente, mi sono chiesto: ma perché faccio certe cose? Perché le avevo dentro sin da piccolo, così come ancora penso agli aquiloni ed alla poesia che il Pascoli gli dedicò, che volano alti nel cielo ventoso della mia città. Ne avevo uno anche io. E mi è rimasto nel cuore”. Gli ho chiesto di parlarmi un momento dell’incisione.

Ultima modifica il Lunedì, 14 Novembre 2022 18:51