Giovedì, 25 Marzo 2021 18:01

Spegni la luce - Domenica a pranzo - quarta parte

Scritto da Silvio Madonna

Prosegue il romanzo inedito di Silvio Madonna, l'amore tra i giovani Andrea e Giorgia

Spegni la luce. La prima parte del romanzo inedito di Silvio Madonna - Zaffiro Magazine Giornale Online

Mettiamoci insieme

Solo due ore più tardi, ancora ubriachi di vitalità, si sentirono al telefono per darsi appuntamento in una chat: per riprendere, anche se nella virtualità della Rete, quanto di vero avevano da poco lasciato.

Ripassarono alla moviola ogni sensazione provata, quasi che in quella loro spontaneità ci fosse stato qualcosa che li avesse sorpresi, di cui magari giustificarsi o doverne rendere conto.

Andrea ad un certo punto mostrò una concretezza superiore a quella di Giorgia: le ordinò di smetterla, che quel percorso a ritroso non aveva senso, che contava solo il fatto che si erano sentiti così bene da poter cominciare a idealizzare un futuro insieme.

Il loro futuro: quello che poteva esserci o svanire se una razionalità esagerata avesse sopraffatto i sentimenti.

Quel ragionare alto spiazzò Giorgia: non lo riteneva capace di quella riflessione audace e concreta allo stesso tempo e con candore lo ammise aggiungendo che quella seconda ipotesi si sentiva già da subito di non volerla minimamente considerare.

Non le fece neanche terminare quella frase sul monitor che, in pvt, digitò a caratteri grandi e rossi un ti amooooo!!! affiancato da un cuoricino rosso pulsante.

”Si… penso di amarti anch’io. Non ne sono sicura perché è la prima volta che mi sento così… Domanda: ci mettiamo insieme?”

Andrea avvertì una scossa violenta ed esplose in un urlo da stadio che spaventò la sorella ancora sveglia.

”Giorgia… io e te stiamo già insieme! Ti amo… ti amo un casino!!!”

Qualche minuto dopo la connessione provvidenzialmente cadde e i due cercarono di prendere sonno: ci riuscirono, piacevolmente spossati da quella giornata irripetibile, con la mente in simbiosi rivolta a come la loro grigia esistenza sarebbe cambiata.

Quel tornado avrebbe investito le proprie famiglie, i propri amici, le proprie abitudine!

Telepaticamente stabilirono di essere prudenti, di muoversi con cautela, di far emergere quel loro amore senza fretta: attenti soltanto a carpire ogni istante di quella stupenda pagina di vita senza perderne neanche una briciola!

Grazie a Sam

 

I giorni a seguire furono all’insegna di una grande prudenza: continuarono a vedersi alla fermata del bus, in compagnia degli stessi amici di sempre, lasciandosi solo andare ad un breve saluto.

Non volevano nascondere i propri sentimenti ma farli emergere pubblicamente con gradualità: non era una ragazzata o una passeggera infatuazione.

Presero a vedersi ogni pomeriggio nell’ombroso parco dove Andrea era solito portare Sam per le sue necessità: con la sua complicità poterono incontrarsi, parlarsi, guardarsi, riempirsi di baci e di carezze d’amore.

Anche il cane trovò giovamento da quell’amore montante: quella che era per lui una breve passeggiatina diventò sempre più lunga, in cui potersi dedicare al suo sport preferito, il corteggiamento delle sue simili come prima mai gli era riuscito di fare.

Ore in cui si saziarono di brevi frasi e di tante effusioni anche ardite ma sempre spontanee: per la prima volta, se lo dissero senza vergogna, avvertivano l’amore attraversare fisicamente i propri corpi, spossarli e appagarli.

Annusarono esaltandosi la reciproca sessualità: per Giorgia, che mai da un ragazzo era stata sfiorata, fu qualcosa d’intenso, come in cuor suo aveva sempre sognato senza crederci più di tanto.

Andrea, paradossalmente aiutato da quanto assorbito dalle amiche di Chiara, trovò il modo di comportarsi all’opposto di come queste lo avevano avuto solo per gioco.

Si convinsero che crescere non era poi così negativo come quel disfattismo affiorante tra i loro coetanei sembrava aver loro insegnato.

Non fecero l’amore ma ci andarono vicini: non vollero entrambi perché interiormente convinti che facendolo, come nelle favole, quella magia unica potesse spezzarsi!

Diciamolo pure

I primi a tanarli furono i rispettivi compagni di scuola, poi Gino e Chiara, e infine come sempre accade gli ingenui genitori.

La notizia li sorprese: non che non se lo aspettassero, anzi, in fondo erano persino preoccupati che questa stagione amorosa latitasse ancora, però, poi, il saperli fidanzatini era tutta un’altra cosa!

I genitori di Andrea chiesero chi fosse quella ragazza e qualche notizia della sua famiglia: e così a specchio quelli di Giorgia.

Nelle loro risposte riuscirono a contenere il disagio per quel ficcanasare poco apprezzato: in apparenza aperti ad ogni problematica dei figli altrui ma poi, per i propri, con quel modo di fare della notte dei tempi.

I ragazzi seppero gestire bene quella loro prima volta: si sentivano grandi e come tali intendevano procedere.

Averli adeguatamente informati rafforzò il loro stato di grazia, anche perché il parco cominciava a stare stretto e passare una sera al cinema, in pizzeria, mano nella mano in strada o con gli amici era un qualcosa a cui non volevano più rinunciare.

Ti presento Chiara

 

Un fine settimana, il solito in cui i suoi genitori si sarebbero rifugiati nella loro casa al mare, Andrea chiese loro il permesso di poter ospitare la sua ragazza.

Rimasero incerti: cincischiarono qualcosa, si appellarono a varie scuse, ma quando alla disperata domandarono se i suoi ne fossero informati e si sentirono prontamente replicare che oltre ad esserlo non ci trovavano nulla di male alzarono le braccia limitandosi a prendere in disparte la figlia maggiore per le indicazioni del caso.

Giorgia conobbe Chiara un sabato sera e ne fu piacevolmente colpita: anzi, si piacquero entrambe, instaurando, nonostante la differenza di età, sin dall’inizio un vivace rapporto.

Senza volerlo si colse rapita da quella comitiva di sue amiche che parlavano tanto e di tutto.

E Andrea si ritrovò da solo sul divano, a mangiare le patatine e a fissare la televisione, con la sola certezza, almeno quella, che nessuna lo avrebbe importunato.

Si trovò così bene con Chiara che quel confidarsi fitto tra loro proseguì anche quando le altre ragazze andarono via: senza steccati, come due sorelle.

Entrambe avevano mal digerito la realtà di avere un fratello ma non una sorella, quanto mai necessaria nella crescita per potersi aprire e confrontare.

Giorgia era talmente felice di quell’amica trovata che al mattino, durante la colazione, di fronte ad uno imbronciato Andrea, le giurò che al più presto le avrebbe presentato suo fratello, Gino, una persona che non faceva fatica a definire squisita.

Sull’onda lunga dell’entusiasmo pretese di chiamarlo all’istante per proporgli di uscire quel pomeriggio stesso: per una passeggiata in centro a fare shopping.

Ciao Gino

Gino non si fece ripetere due volte l’invito tanta era la curiosità di conoscere Andrea e sua sorella.

Annaspava in un periodo difficile: si era appena diplomato ed era in attesa di svolgere il servizio civile senza alcuna convinzione.

I tre lo aspettarono al capolinea del 319 da dove poi, con il mezzo pubblico, si sarebbero avventurati al centro di Roma precluso al traffico privato.

Si presentò con semplicità e così come Giorgia ebbe modo di legare sin dall’inizio con Chiara lo stesso accadde per lui: fu un pomeriggio passato in scioltezza ad incontrare tante persone e a concedersi qualche acquisto rinviato da troppo.

Al ritorno recuperarono i loro rispettivi ruoli: Giorgia e Andrea quello degli innamorati, Chiara e Gino quello dei fratelli maggiori, quasi i loro tutori.

Li sfotterono di brutto quando li colsero a baciarsi con passione: si chiesero più volte in forma retorica come avessero fatto a innamorarsi, elencando l’uno le pecche della sorella, l’altra quelle del fratello, e ridendo di gusto nel vederli arrossire in quel loro essere stati così platealmente messi a nudo.

Poi li lasciarono soli sul bus affollato: girarono sguardi e pensieri verso di loro e cominciarono a parlare, a bassa voce, chissà di che cosa.

Prima di salutarsi dovettero incassare la meritata punzecchiatura dei fidanzatini: lo avevano adocchiato tra i loro fraseggi d’amore quell’inizio di feeling e si domandarono, a voce alta, se qualcosa di nuovo fosse sorto quel pomeriggio.

Sorvolarono con un vistoso imbarazzo fingendo che si era fatto molto tardi.

Domenica a pranzo

 

Giorgia e Andrea veleggiavano in un momento felice, costruttivo, intenso e quel benessere lo riversavano in famiglia, nella scuola, tra gli amici.

Quell’innamoramento era arrivato al momento giusto e senza forzature: diversi loro coetanei avevano stretto i tempi, distorto la loro sensibilità, piegato il loro carattere, per di dimostrare agli altri che avevano un lui, una lei, che erano grandi.

Loro invece avevano saputo attendere che quella magia d’estasi arrivasse senza scorciatoie seguendo una misteriosa strada tracciata dal destino.

Andrea, sorretto dall’amore per Giorgia, stava smantellando quelle paure che lo avevano ingabbiato in una rigida maschera: coglieva la sicurezza in se stesso, il non dover più cercare nel gruppo la forza per avanzare, sentirsi realizzato, visibile! I

Un giorno sentenziò che era giunto il momento di un pranzo ufficiale: l’occasione solenne per far incontrare le rispettive famiglie.

L’anno scolastico appena conclusosi ed erano sei mesi che stavano insieme: non era una sbandata o un colpo di fulmine, come ci tenne a sottolineare, ma una storia seria in cui impegnarsi a fondo pur nella consapevolezza di quanto la vita non offrisse mai certezze.

Giorgia acconsentì, dopo mille contorcimenti interiori, con un po’ di scetticismo: ma i genitori di Andrea non avevano fatto una piega e così anche i suoi non avrebbero potuto tirarsi indietro.

Lui da tempo aveva pianificato già tutto: pranzo domenicale, a sue spese, nel locale dove lavorava ogni fine settimana ad un prezzo d’amico.

Fu una tavolata da non dimenticare: vissuta con trepidazione e riuscita come meglio non poteva.

Dopo un’iniziale difficoltà di comunicazione condita da qualche impaccio di troppo, grazie anche ai gustosi antipastini scodellati a raffica e sorretti da ripetuti assaggi dei vini corposi dei Colli Romani, l’atmosfera prese rapidamente la piega giusta.

I genitori passarono al tu e cominciarono a regalarsi consigli, i soliti, su quale fosse l’automobile più vantaggiosa del momento o il parrucchiere più in a cui affidare i propri scampoli di gioventù.

Al momento del millefoglie e dello spumante rigorosamente italiano la madre di Andrea chiese un minuto d’attenzione: si avvicinò a Giorgia, la volle in piedi al suo fianco, e la ringraziò con dolcezza per quanto con il suo amore stava facendo per suo figlio.

Poi l’abbracciò stretta e la baciò sulla fronte con gli occhi rigati da un velo di commozione che contagiò anche gli sconosciuti degli altri tavoli.

 

A seguire nella preparata regia prontamente l’affiancò suo marito che, concordando con quanto sua moglie aveva saputo così bene esprimere, aggiunse di suo, sfilandolo da una tasca del pantalone, un pacchettino: lo scartò con lentezza per accrescerne il suo mistero e n’estrasse due anelli in oro bianco con un minuscolo quanto acceso diamante incastonato.

Fece cenno a suo figlio di raggiungerli: strinse la mano sinistra di Giorgia e infilò la fedina al suo esile anulare sinistro, ripeté quel gesto su Andrea, e poi tornò a sedersi mano nella mano con sua moglie.

I ragazzi restarono impalati a capotavola per un attimo d’eternità: uno scrosciante ed improvviso battimano generale ruppe quel vuoto irreale, restituendo sangue ossigenato alle maschere pallide e rigide dei loro visi.

Il popolo della trattoria scattò in piedi battendo le mani in una standing ovation e scandendo a gran voce: bacio-bacio-bacio...

Ormai sopraffatti dovettero accontentarli: si baciarono come lo avrebbero fatto nella penombra del parco, quando si è soli o tali ci si sente di essere, facendo abbassare gli sguardi di chi li stava benevolmente invidiando.

Poi ogni cosa tornò come prima: la platea occasionale si riappropriò del suo vociare allegroccio e al tavolo dei festeggiati si attaccò nuovamente a discutere su perché la Roma fosse meno incisiva in attacco dell’anno precedente, del nuovo sindaco che a giorni avrebbero dovuto eleggere, delle ferie ormai così vicine da sembrare domani...

Andrea fissò il suo dito inanellato, quello della sua ragazza, e ringraziò con gli occhi suo padre e sua madre per quel gesto tenero e allo stesso tempo forte.

Aveva compreso ancora di più quanto lo amassero, quanto lo sentissero importante nella loro vita: e lo aveva svelato alla sua ragazza, ancora stordita da quanto vissuto.

Casa al mare

 

L’estate avanzava trionfale nell’aria di Roma: era la prima che avrebbero trascorsa da innamorati

e non a perdersi nei pub, nei cinema o nei centri commerciali alla ricerca di amici a cui non avere niente di importante da raccontare.

Andrea, ormai sfrenato, lanciò la sua proposta: c’era o non c’era quella famosa casetta al mare, in passato vista come il fumo agli occhi e ora magicamente come un delizioso nido dove potersi rifugiare?

Lo propose a Giorgia e insieme ne parlarono con Gino e Chiara.

Erano coscienti che per tanti motivi loro due soli non li avrebbero lasciati andare: se invece fossero stati della partita anche loro il permesso di certo sarebbe stato accordato.

Li tastarono singolarmente per poi una sera discuterne tutte e quattro davanti ad una pizza.

Per tutto luglio, visto che ad agosto i genitori di Andrea, finalmente liberi da ogni impegno, occupavano in pianta stabile quella villetta come ogni anno in un rito da perpetrare in eterno, avrebbero passato i giorni feriali al mare e il fine settimana a Roma, lasciandogliela libera dal venerdì sera alla domenica.

Per Sam nessun problema: sarebbe rimasto in città a controllare che i turni venissero rispettati.

Quell’idea, vista la sua articolazione e ragionevolezza, fu accolta senza obiezioni.

Il lunedì successivo con l’auto di Chiara, una datata Punto trasformata a metano dal colore ormai incerto, si mossero per la costa abruzzese per quella prima tranche di altalenante vacanza al mare.

Andrea e Giorgia approfittarono di quelle ore scandite dall’assenza di ogni regola per assaporare delle interminabili passeggiate sulla battigia: al mattino presto e alla sera, prima che imbrunisse.

Se a Roma erano soliti parlare tanto lì, su quell’arenile sprezzante di ogni frenesia, preferivano il silenzio, guardarsi, tenersi per mano, potersi baciare indisturbati.

Gino e Chiara, gioco forza, li lasciavano fare!

Ebbero un momento d’imbarazzo reciproco la sera del loro arrivo: dopo la cena in trattoria, visto che la spesa non era stata possibile farla, fecero storie per dove andare a dormire.

L’ordine ricevuto alla partenza era stato chiaro: i maschi in una stanza, le femmine in un’altra!

Ma era un’imposizione che si sapeva, anche per chi aveva pensato lo stesso di darla, che non sarebbe mai stata rispettata.

Andrea e Giorgia, come coppia ufficiale, s’intrufolarono nella camera grande con il lettone, mentre tra Chiara e Gino cominciò una manierosa polemica su chi avesse potuto usufruire della cameretta e chi del soggiorno con annesso divano.

 

Gino, da invitato e da maschio, non si sentiva di approfittare di quell’ulteriore vantaggio, e Chiara, da padrona di casa, voleva signorilmente cedere quel privilegio all’ospite

Ci pensò Andrea a sciogliere il rebus: non uno ma due erano i divani letto in soggiorno e propose ai puntigliosi litiganti di farne uso, lasciando la cameretta, sorrise sornione, per quando lui si fosse stancato di Giorgia.

Era notte inoltrata e la stanchezza si faceva sentire.

Con uno sbadiglio cercato senza troppa convinzione Andrea prese per mano Giorgia, mormorò buonanotte, e s’infilò tenendola stretta nella stanza da letto.

Gino e Chiara, tra il divertito e il preoccupato, rifecero i letti dei rispettivi divani e, a turno, andarono in bagno per potersi spogliare.

Quella notte d’esordio e d’impaccio s’imposero di dormire in pigiama nonostante il caldo umido fosse insopportabile.

La successiva bastò un attimo per allinearsi sulla stessa frequenza: si spogliarono fingendo di non guardarsi e, in costume, affrontarono il sonno con più successo.

Ultima modifica il Giovedì, 25 Marzo 2021 18:21