Lunedì, 27 Dicembre 2021 10:27

Felice Natale, un racconto di Silvio Madonna.

Scritto da Silvio Madonna

di Silvio Madonna

In un pomeriggio gelido come deve esserlo quello che precede il Santo Natale, quando tutti si sentono posseduti da un velo di spalmata bontà, s’inseguono per donarsi gli auguri anche senza volerlo, può accadere di stare comodi a fissare il caminetto scoppiettante come un film d’altri tempi, a fare due chiacchiere con se stessi. E può succedere di sentire trillare il telefono e doversi alzare per andare a rispondere, perché il cordless è esausto, tanto ne abbiamo abusato in queste ultime ore.

E ascoltare, ancora intorpiditi dall’aria di festa pagana sconfessata dal minuscolo Presepe in fondo alla sala, una voce inattesa.

“ Buonasera, scusate l’orario e il giorno. Famiglia Brandini? Lei è una della famiglia? La signora, forse la figlia? No, non mi dica, mi lasci indovinare. Lei è indubbiamente la figlia del Dottor Brandini, non potrebbe essere altra, la sua voce non genera equivoci. Giovanile, netta, cristallina. Oddio, perdoni la gaffe, non che quella di sua madre sia da meno, ma si avverte - senza falsa modestia mi reputo un professionista - che lei è una ragazzina, ma adulta al punto giusto da potermi capire e ringraziare. Perché sono spudoratamente certo che lei al termine di questa piacevole chiacchierata mi dirà grazie.”

Sospirone di stacco e un nuovo scroscio.

“Vede, signorina, io sono un collaboratore della Abrùtium s.n.c di Ponte di Legno. Conosce? Non il paese, la ditta dicevo. Sono sicuro di si, ma gliene parlo lo stesso: abbia una manciata di pazienza, che poi non smetterà di esprimermi la sua sincera riconoscenza. La nostra ditta produce il famosissimo pandoro vàligie o valìgie, da non confondersi con quello bàuli, o baùli.

Tutta una cosa diversa, ma non occorre che glielo descriva. Lo avrà sicuramente assaggiato e ne potrà apertamente confermarne la bontà. Ora mi ascolti bene. Domani è Natale, e lei, la sua famiglia insomma, è stata sorteggiata tra tantissimi nominativi - migliaia e migliaia, non immagina quanti - per poter ricevere una nostra consegna molto particolare.

Si tranquillizzi, la sento agitata. Domani mattina verso le sei, magari anche prima - sa, dobbiamo farne decine di consegne, ma che dico, centinaia - un nostro incaricato sarà presente davanti al suo ingresso di casa. Con un robusto elevatore gommato - rigorosamente elettrico e rosso, la metafora della slitta moderna di Babbo Natale - prenderà la rincorsa dal marciapiede che costeggia la sua signorile dimora. In un attimo senza che quasi ne possa avere cognizione sfonderà il suo portone d’ingresso invadendo il soggiorno e lasciando delle portentose e indelebili strisciate sul fine parquet, come quelle figurate da due assi di sci, della slitta appunto. Quando si arresterà lascerà rovinare a terra una pedana in pino grezzo con decine dei nostri super apprezzati prodotti dolciari, i pandori vàligie o valìgie.

***

 

Mi segue, signorina Brandini, o l’emozione le sta dando alla testa? E mentre lei - e la sua famiglia - invidiata da tutto il vicinato scosso dal rumore di porte infrante, pavimenti sfregati, e una corpulenta pedana lasciata cadere con fragore, sarà presa nell’intimo da questo irripetibile evento, si accorgerà che tra i tanti graziosi pandorini svetterà una bottiglia di spumante rigorosamente italiano, da tre litri, il nostro ulteriore omaggio a quanto a dir poco già regalato. Una bottiglia di fiat, che non sarà il Ferrari ma non fa niente, perché in tempi di crisi tutti devono darsi da fare per aiutare il pastore a riprendere in mano le greggi.

Signorina si contenga, lo lasci dire a me senza che sia sollecitato. Tutto questo impareggiabile ben di Dio, a salutare l’alba radiosa del Santo Natale, solo per 3000 euro tutto compreso.

Signorina? La capisco, vorrebbe esultare, non trova le parole adatte, la sua mente vacilla, si sente incapace di sussurrarmi no, grazie, non merito questo!

Non se ne faccia una colpa, lei e la sua famiglia avete avuto fortuna, è il vostro momento magico. Ma un’ultima cosa gliela voglio suggerire, visto che mi è particolarmente simpatica. Domani mattina - alle cinque o le sei, cosa importa? - anche se piove o fa buriana, tenga scostato il portone. Non si potrebbe, mancherà il botto festoso, l’attrattiva acustica per i suoi assonnati vicini con conseguente ricaduta pubblicitaria per la mia azienda, ma avrà un seccatura in meno nei giorni di festa a seguire. Assicurarsi un buon artigiano per rimettere in sesto la blindata le assicuro che sotto Natale non è impresa da poco. Ora mi perdoni se le dico che la devo lasciare: è stato un piacere sentirla. Mi saluti suo padre, il Dottore, e sua madre, la gentile signora, e dica loro che non occorre che mi esprimano gratitudine. E’ Natale, siamo tutti più buoni, non trova?”

Il focolare accentuò il suo essere vivo con uno crepitio: aveva fame di legna, n’era rimasto senza.

Lei si alzò spingendo le braccia al soffitto per stiracchiarle, passò la mano calda sulla cervicale a darle sollievo, guardò il cordless inerte, il telefono fisso vicino al televisore inanimato, il pavimento lucidato di fresco con tanta fatica. Prese un ciocco di faggio e lo lanciò sulla brace per ravvivarla, agguantò la chiave lasciata cadere nel falso portacenere la sera prima, la sfilò dal suo nido con prestanza, e serrò - tripla mandata - la blindata.

Non si sa mai… Felice Natale!