Lunedì, 11 Gennaio 2021 17:47

Dieci secondi - I parte

Scritto da Marco Battista

Incontro con il fantastico di Marco Battista.

 

 

Mi sono svegliato presto questa mattina, o forse farei meglio a dire che non ho dormito affatto. La verità è che mi giravo e rigiravo nel letto con un pensiero fisso: Francesca, sempre lei... Da quando l’ho conosciuta non faccio che pensare a lei, ma Francesca ha sempre ignorato i miei sentimenti e ho finito per accontentarmi di essere il suo migliore amico. L’ho amata da subito, mentre lei ha consacrato il suo cuore a Sandro, che manco a dirlo non se la fila per niente, e a me non resta che sorbirmi i suoi sfoghi e pianti di disperazione. Che nervoso! Mentre io farei di tutto pur di stare accanto alla ragazza più dolce e sexy che abbia mai conosciuto, quel cretino la ignora volutamente. Ed è stata proprio la sua indifferenza a farla innamorare. E sono pronto a scommettere che non si tratta nemmeno di amore. È convinta che Sandro faccia il duro perché non ha il coraggio di ammettere che anche lei gli piace. È una questione di sesto senso, dice lei. L’ho anche supplicata di svegliarsi, di smettere di correre dietro a uno che si vuole solo divertire, ma alla fine non ho mai trovato il coraggio di dirglielo apertamente. Perché temo che sbatterle in faccia quello che penso possa allontanarla, e non voglio. Ho troppo bisogno di lei. Ho accettato il ruolo del confidente pur di starle accanto, ma mi sento morire quando la vedo scodinzolargli dietro. Perché Sandro la illude, fa il doppio gioco e la tiene costantemente sulla corda, in bilico fra attimi di estrema felicità contrapposti a momenti in cui l’unica cosa che vorrebbe è scomparire. E ogni volta spetta a me consolarla.

- Ah, sei tu, Angelo... -

- Quanto entusiasmo, Vuoi farmi arrossire? -

- Scusa... Ero sovrappensiero. -

- Ti sta proprio bene quella maglietta. Ho notato che ultimamente indossi cose sempre più carine. -

- Se è per questo mi sono anche tinta i capelli. Ti piacciono? - e subito li fa svolazzare leggeri.

- Ah, capisco... - dico con una smorfia. - Sempre più bella per lui. Ancora non te lo sei tolta dalla testa? -

- Che posso farci? È più forte di me. Ho provato a dimenticarlo, ma basta che lo rivedo e... Sarà la leggera barba, o i capelli lunghi che gli danno un’aria misteriosa, o quell’aria da bravo ragazzo... -

- ...Ma stiamo parlando della stessa persona? Perché se parli di Sandro, lui mi sembra solo muscoli e niente cervello! -

- Che ne sai tu del fascino del bello e dannato? -

A volte penso che si diverta vedermi soffrire.

- Per me è solo un buono a nulla. -

Francesca piega la testa di lato.

- Ti adoro quando fai così. Quanto vorrei che lui fosse come te... Zitto, zitto. Eccolo che arriva. -

Qualche giorno dopo la informo della possibilità per me di frequentare uno stage in un’altra città.

- Ma come fai ad andartene? E quando tornerai? -

- Appena finirò lo stage, fra tre mesi. -

- Tre mesi?! Ma non puoi, io ho bisogno di te. -

Mi guarda con due occhioni da femme fatale e sento già il cuore gonfiarsi. Ma ancora una volta, la mia bocca resta cucita.

- Va bene, - riprende con un sospiro - ne riparleremo quando torni. - Poi la vede voltarsi. - Scusa, ma ora devo andare. -

- Sempre con la testa a Sandro, vero? -

Potrebbe essere l’ultima occasione per dirle che l’amo, invece trovo soltanto la forza per metterla in guardia un’ultima volta.

- Francesca, ti prego dammi retta. Sandro è solo un fuoco di paglia, un’infatuazione passeggera. -

- Tu non capisci, non posso farne a meno. -

- Ma non fa per te, maledizione, ti farà soltanto soffrire. - Cerco di essere convincente, ma nemmeno io credo alle mie stesse parole. E molto probabilmente non serviranno a farle cambiare idea su quel cretino, poiché mi costa ammetterlo ma ha davvero perso la testa per quel bellimbusto.

- Parli così perché non lo consci. Lui è un ragazzo timido, ma sono convinta che un giorno troverà il coraggio di dirmi ciò che prova per me. - replica con un guizzo, mentre io mi sento già morire.

Ho sempre sperato che la smettesse di considerarmi solo come amico e invece scopro che nemmeno mi vede. Nel suo cuore c’è posto solo per Sandro.

- Vai, pensa a te e non preoccuparti di nulla. Io me la cavo. -

- Come fai a chiedermi una cosa simile? Lui con te vuole solo divertirsi, mentre io... -

- Mentre tu, cosa? - Mi guarda accigliata.

La sua reazione mi stupisce, ma forse ha ragione lei, forse dovrei confessarle i miei sentimenti, ma ogni volta le parole mi muoiono in gola. Sono solo un vigliacco.

- Io... niente. - Dovrei imparare a vederla con occhi diversi, ma l'amore ostenta la sua forza più della ragione. E si trasforma in fuoco che mi brucia l’anima il corpo in attesa di lei, l'unica in grado di spegnerlo. Chissà se troverò mai la forza di ribellarmi a questa maledetta paura e manifestarle una volta per tutte i miei sentimenti. Ci abbracciamo e le sussurro un “ciao” che sa di addio, mentre dalla sua bocca non esce una sola parola. Dieci maledetti secondi per scomparire dalla sua vista, e dalla sua vita, e in questi fottutissimi attimi spero di sentire ancora una volta la sua voce pronunciare il mio nome. Ma non mi chiama, né tenta di fermarmi in alcun modo. Ogni passo è un grido di dolore. Spero solo che le mie gambe cedano, invece mi sorreggono. Maledette anche loro. Addio Francesca, sei stata il miraggio, il sogno e l’illusione. Conserverò per sempre le tracce di un amore non corrisposto, e spero che la lontananza mi aiuti a dimenticarti. Ai pochi oggetti messi alla rinfusa nel trolley, aggiungo anche l’ultimo ricordo che mi resta di lei, il profumo che mi ha lasciato addosso il giorno che sono partito.

Dopo tre mesi ho l’opportunità di rivedere la famiglia, gli amici, ma il pensiero di ricominciare la vita di sempre non mi entusiasma per niente. E nemmeno l’idea di rivedere Francesca mi fa star bene, perché nei miei pensieri la rivedo sempre insieme a quel doppiogiochista ingannatore di Sandro. Il treno sfreccia veloce sulle rotaie e più la distanza si accorcia, più il ricordo di lei mi assale. Come pure l’angoscia. Qualche ora più tardi mi ritrovo dove ci eravamo lasciati l’ultima volta e manco a dirlo la ritrovo lì. Si volta, i nostri occhi si incrociano. Attimi interminabili... Odio la sua bellezza. Mi sono ripetuto mille volte che non mi deve suscitare più alcuna reazione, e invece sto sprofondando di nuovo nell’oblio. Perché accanto a lei c’è Sandro e la guarda con un sorriso da furfante, ma il peggio è che li vedo allontanarsi nella stessa direzione. Mi sento umiliato e stupido al pensiero che non ha avuto nemmeno il coraggio di dirmi che stanno insieme. Ma adesso basta, me ne vado e non voglio vederla mai più, ma all’improvviso arrivano i miei amici a “sequestrarmi” per andare a festeggiare. A festeggiare cosa, non lo so. Io non ho niente da festeggiare. Loro urlano e ridono, mentre io potrei benissimo tornarmene a casa, sprofondare nel divano e affondare l’amarezza con una bottiglia accanto, invece sono costretto a fingere di essere felice. Percorriamo il corso e per un istante mi trovo a invidiare l’uomo seduto sul marciapiede della stazione. Almeno lui non ha nessuno, e nessuno può ferirlo. I miei amici fanno in modo che il mio bicchiere non resti mai vuoto, potrei smettere di bere ma l’immagine di quei due insieme non smette di torturarmi. Usciamo dal bar che non mi reggo in piedi. Una volta a casa mi accascio sul letto e mi arrendo a un sonno agitato. Mi sveglio che è quasi sera. Ho la testa che mi scoppia e mi preparo un caffè doppio. Cerco il cellulare, non ricordo dove l’ho lasciato, ma in quel momento la suoneria mi rimbomba nella testa. Rispondo ancora mezzo frastornato. È lei, e la sua voce mi coglie di sorpresa.

- Ciao, Angelo. So che sei tornato e volevo sapere come stai. - Io resto in silenzio, senza idee né pensieri. - Volevo tanto parlarti oggi, ma poi sei sparito... - Cerco confusamente di riordinare le idee.

Fine prima parte