L'autobus passa tutte le mattine alle otto, attraversa gran parte della città e si ferma davanti all’università, dove frequento l’ultimo anno. Con i capelli raccolti dietro la nuca e gli occhiali, Laura osserva la vita scorrere attraverso il finestrino. Mi sono innamorato di lei così, guardandola in silenzio. Perché l’amore travolge solo chi lo prova. Uno può amarti, uscire prima la mattina per prendere il tuo stesso autobus e ascoltare la tua stessa musica e tu non saperlo nemmeno. Quando invece sei tu ad amare il tuo cuore trabocca di dolore, di gioia, di gelosia, di passione, di paura, di felicità. Di vita! Perché vivi davvero quando hai il cuore sopraffatto da emozioni così travolgenti da non poterle contenere, quando il cervello ti va in tilt e l’unica cosa che conta è stare con la persona che ami. Perché l’amore è un sentimento colmo di egoismo e che non ha bisogno di conferme. Ami quella persona perché TI fa star bene, non perché fa star bene lei. La ami perché TI rende felice, e non il contrario, e non è nemmeno necessario che lei ne sia consapevole. Non si ama per essere ricambiati, perché l’amore è gratuito. Si dona. Di Laura so molte cose, quanti anni ha, so che vive in una famiglia benestante e che è fidanzata con Franco, con cui condivido la stanza fin dal primo anno. Mi sono ripromesso che un giorno le dirò tutto ciò che provo per lei, ma sono troppo diverso da Franco, e so che per Laura non sarò niente più di un buon amico. Lei è sempre stata una ragazza allegra, vivace, ma ultimamente la vedo cambiata, come se qualcosa la preoccupasse. Frugo nello zaino, tiro fuori un quaderno e una matita e inizio a dare forma ai miei pensieri. Il disegno è una delle mie passioni. Le settimane trascorrono lente e tutte uguali, ma una mattina d’autunno vedo Laura raccolta sul sedile dell’autobus che si asciuga gli occhi. Mi armo di quel coraggio che mi è sempre mancato e vado a sedermi al suo fianco.
- Piangere non serve a niente. - Laura alza gli occhi e mi guarda seccata.
- Che ne sai tu di cosa ho bisogno? -
- Stai così per colpa di Franco, vero? Mi ha detto che partirà per un master all’estero. -
- E tu come lo sai? -
- Dimentichi che condividiamo la stessa stanza. - dico sistemandomi gli occhiali sul naso.
- Scusa se ti ho risposto male, Gianni. Tu non c’entri niente. Ha scelto il master a me, capisci che razza di stronzo? -
- È normale prendere una decisione simile, finita l’università. -
- Avevamo già affrontato l’argomento e mi aveva assicurato che il nostro rapporto veniva prima di tutto il resto. So che non vuole rinunciare al master, al quale tiene moltissimo, ma mi ha ripetuto più volte che è un progetto che considera solo rimandato. Ma ora non so più che cosa pensare. Forse non mi ama più, questa è la verità. - Avrei voluto dirle che sarei stato io al suo fianco a sostenerla nei momenti di sconforto, come in questo momento. E invece riesco solo a balbettare di stare tranquilla, che alla fine Franco farà la cosa giusta. Laura mi guarda con un’espressione avvilita. Dio solo sa quanto la amo e quanto mi fa soffrire sapere di non poterla aiutare.
- Scusa, forse non è questo il momento più adatto per parlartene, ma so che hai problemi in Biologia e so che Franco ti dava una mano con gli esami. Me l’ha detto lui. -
- Sì, è vero. Affronterò anche questo, ma non ora. -
- Ecco... volevo dirti che se vuoi, posso darti una mano io. Ho buoni voti in Biologia. - Per la prima volta Laura sembra accorgersi davvero di me, anche se il modo in cui mi guarda non mi aiuta per niente. È felice? Arrabbiata? Offesa?
- Quindi è questo che pensi, che non ti ami più? -
Lo sguardo di Laura si scurisce di colpo.
- Scusa, non me la sento di parlarne in questo momento. -
- Sì, lo capisco. È giusto. Però promettimi che penserai alla mia proposta, d’accordo? -
È sera, piove a dirotto e sono rientrato in camera dopo aver svolto delle commissioni. Lungo il tragitto ho pensato a Laura, al suo sguardo triste e al fatto che non si è aperta mai veramente con me. Franco è uscito e io ne approfitto per stendermi un po’ sul letto quando sento bussare alla porta della mia stanza, una camera di dodici metri quadrati con chiazze di muffa agli angoli delle pareti. Apro la porta e mi ritrovo Laura con il libro di Biologia in mano. Sinceramente non mi aspettavo che accettasse la mia proposta, e sapere che saremo soli a studiare mi accende l’entusiasmo. Ho l’opportunità di starle accanto, sentire il suo profumo, ascoltare la sua voce e guardarla negli occhi. Due ore dopo nella stanza c’è ancora traccia del suo profumo, io chiudo gli occhi ed è come se non fosse mai andata via. Finalmente arriva il giorno del suo esame.
- Perché non vieni con me? Non vorrai lasciarmi sola proprio oggi?! - quel messaggio mi riempie di gioia e mi precipito a scuola. Resto tutto il tempo fuori dall’aula a fissare una porta chiusa, ma poi la porta si apre e appena Laura mi vede, corre ridendo e saltellando con gli occhi lucidi dalla gioia.
- Allora, com’è andata? - le chiedo appena mi raggiunge.
- Ho fatto un esame memorabile, li ho lasciati tutti a bocca aperta ed è solo merito tuo. - con uno slancio mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla guancia. Io sono al settimo cielo e le prometto che l’aiuterò ogni volta che me lo chiederà. Finalmente sento di esistere per lei, anche se so bene che per lei sono soltanto un amico. Ma non m’importa, voglio che non mi consideri soltanto come un secchione sfigato, e mi riprometto che un giorno le dirò anche che l’amo.
Una mattina, appena salgo sull’autobus, Laura come al solito è seduta con la musica alle orecchie a guardare fuori dal finestrino. Il posto accanto al suo è libero, mi siedo.
- Ciao, Laura. - Laura si toglie le cuffie.
- Gianni, ciao. -
- Questo fine settimana andrò in montagna a scalare una parete. Sai, mi piace scalare. -
- Anche a Franco piaceva la montagna. - sospira con aria sognante. Si rimette le cuffie e torna a guardare malinconica fuori dal finestrino. Volevo impressionarla e invece non ho fatto altro che rattristarla. Insisto.
- Come va oggi? - Si toglie le cuffie e mi guarda.
- Come? -
- Ti ho chiesto come va. -
- Al solito. - Alza le spalle e si rimette le cuffie. Non voglio parlare ancora di Franco, anche se so benissimo che è lui la causa del suo malumore.
- Ti ho mai parlato della mia passione per il motocross? -
Si toglie le cuffie.
- Cosa? -
- Ho detto se ti ho mai parlato della mia passione per il motocross. -
- No, non credo. - Si rimette le cuffie e appoggia la testa al vetro.
- È uno sport pericoloso, sai? Ci si può rompere anche l’osso del collo. - Questa volta non se le toglie nemmeno. Allora prendo il telefono e le faccio vedere delle foto mentre salto con la moto durante una gara alla quale ho partecipato.
Si toglie le cuffie e mi guarda. - Quindi? -
- Come, quindi. Sono io, non sei sorpresa? -
- Davvero sei tu?! - Mi guarda spalancando gli occhi. Mi aggiusto gli occhiali sul naso.
- Perché, non credi che uno come me possa gareggiare su una moto o scalare una parete? -
- Sì, certo, è che non immaginavo... -
- Lo so, pensavi che a uno come me interessasse solo stare sui libri, giusto? -
- Be’, insomma... Sì. Cioè, no... - farfuglia imbarazzata.
- Si dà il caso che a me piaccia moltissimo ballare. - Sta per rispondere ma le parole le si fermano in gola, ma sento di aver toccato il tasto giusto: il ballo. Mi guarda ancora per qualche secondo, poi si infila nuovamente le cuffie, mentre io tiro fuori il quaderno e la matita e riprendo il mio disegno. Quel sabato mattina le lezioni all’università erano saltate e Laura mi chiede se posso passare da lei per aiutarla a preparare un esame di matematica.
- Hai problemi anche con matematica?! -
- Sì. - dice mordendosi un labbro.
- Ma è magnifico! - esulto.
- Quindi mi aiuterai? -
- Certo che ti aiuterò, te l’avevo detto, no? -
Quel pomeriggio stesso mi presento alla sua porta e senza accorgercene sono già trascorse due ore.
- Che ne dici se stacchiamo un po’? Ti va un caffè? -
- Sì, è proprio un’ottima idea. - dico, muovendo lentamente il collo indolenzito. Laura si alza e io ne approfitto per riprendere a disegnare. Qualche minuto dopo ritorna con il caffè e qualche biscotto, ma sono così preso che non mi accorgo che si è fermata a osservarmi.
- Si può sapere cosa stai disegnando di così importante? Sono già due volte che ti chiamo. -
- Scusa, non me ne sono accorto. -
- Perché non mi fai vedere quello che stai disegnando? - dice sporgendosi in avanti. Faccio per chiudere il quaderno, ma con un guizzo me lo sfila dalle mani. Sembra una bambina dopo aver vinto il capriccio. Lo apre e la sua espressione si fa improvvisamente seria.
- Allora è questo che fai sull’autobus. - sussurra fissando il foglio. Faccio per chiudere il quaderno, ma con un guizzo me lo sfila dalle mani. Sembra una bambina dopo aver vinto il capriccio. Lo apre e la sua espressione si fa improvvisamente seria.
Dal movimento delle labbra intuisco che sta leggendo la dedica: sei sempre con me. Soltanto allora alza il viso e rimaniamo a guardarci a lungo e in silenzio, con i nostri respiri che si mischiano per diventarne uno solo. Baciala, forza, che aspetti! Incalza la voce, ma vince la paura e la vergogna di un rifiuto. Afferro il disegno e vado via. Per tutta la notte non faccio altro che ripensare a quanto sia stato stupido a scappare in quel modo. Sono certo che se l’avessi baciata non mi avrebbe respinto, glielo leggevo negli occhi. Ma cosa vai a pensare. Credi davvero che lei stia aspettando uno come te? Cerco di scrollarmi quella maledetta voce che mi rimbomba nella testa. Mi fa male, troppo, perché so che ha ragione. Mi guardo allo specchio e mi maledico di essere così come sono. E ora, per colpa mia, c’è la seria possibilità che la ragazza di cui sono innamorato non mi rivolgerà mai più la parola. Passo la notte a biasimarmi e l'indomani salgo sull’autobus con il cuore a mille e gli occhi gonfi. C’è un posto libero accanto a Laura, fingo di non vederlo. Per la verità fingo di non vedere nemmeno lei, ma mi saluta e con un cenno della mano mi invita ad avvicinarmi. Mi siedo controllando a stento l’imbarazzo, mi sforzo di dire qualcosa ma le parole mi muoiono in gola. Lei mi guarda con occhi dolci, mi sorride, e improvvisamente la nuvola nera che mi opprime si dissolve, restituendomi tutti i colori dell’arcobaleno.
- Come va con Franco, vi site chiariti? - dico la prima cosa che mi viene in mente, ma mi pento subito di averle rivolto quella domanda.
- No. - è la sua risposta. - Lui giura che se ci amiamo davvero la distanza non può essere un problema. Mi ha promesso che farà di tutto per tornare ogni volta che può. -
- Posso chiederti una cosa? -
- Certo che puoi. -
- Ma tu lo ami davvero? - Laura sembra scossa dalla mia domanda. Solo allora mi accorgo che non ha le solita aria malinconica e nemmeno le cuffie alle orecchie.
- Ora posso chiederti io una cosa? Non fraintendermi, però. - Annuisco.
- Tu cosa saresti disposto a fare per una ragazza che ti piace? - quella domanda mi fa balzare il cuore fuori dal petto.
- So soltanto che se io fossi al posto suo non ti lascerei un attimo sola. - Mi sembra di sognare per averglielo detto, e allo stesso tempo ho paura di illudermi. Ma soprattutto non voglio soffrire.
- Ho bisogno di distrarmi. Sono settimane che penso solo a studiare e a discutere con Franco. -
Laura continua a fissarmi con le labbra incurvate all’insù che le assottigliano i meravigliosi occhi nocciola.
- E se andassimo in discoteca? - propongo di getto. Ci pensa un po’ su, sorride e dice di sì con la testa.
- D’accordo. -
- E che dirai a Franco? - Laura scrolla le spalle.
Il venerdì sera è arrivato e Laura e Franco hanno appena finito di parlare al telefono.
- Stasera mi ha invitata a cena, gli avevo chiesto di rifletterci bene prima di comunicarmi la sua decisione. - sospira Laura.
- Forse vuole dirti che rinuncia al master per stare con te e ha colto questa occasione speciale per dirtelo. Vorrà farti una sorpresa. - Mi maledico per averlo detto. Non immaginavo mi facesse così male.
- Non lo so. Stiamo insieme da cinque anni e l’idea che tutto possa finire così mi angoscia. - La serata sembra iniziare nel migliore dei modi, Franco è gentile e premuroso. Laura lo aveva visto sempre come un punto di riferimento costante in quegli anni dell’università. Ricorda con una punta di nostalgia il giorno in cui si erano conosciuti davanti alla stazione ferroviaria. Avevano entrambi chiamato lo stesso taxi che li avrebbe portati fino ai loro alloggi, ed entrambi avevano afferrato la maniglia dello stesso sportello per entrarvi. Poi si erano seduti, sfiorandosi. Si erano guardati e forse è stato in quel momento che capirono subito entrambi che il loro incontro casuale si sarebbe trasformato in una grande storia d’amore. Fino al giorno in cui Franco le ha parlato del master.
- Laura, mi stai ascoltando? Ti ho chiesto se il vino lo preferisci rosso o bianco. Ma dove sei con la testa? -
- Scusa Franco, ero distratta. Fai tu, per me è lo stesso. -
- C’è qualcosa che non va? -
- Sono un po’ preoccupata per noi. Ma non pensiamoci adesso, godiamoci questo momento. -
- Ecco, Laura, a proposito di noi. Volevo dirti che ci ho pensato bene e ho preso una decisione. - Laura si sente invasa da un improvviso calore. Versa il vino nei calici e si affretta a offrirne uno al ragazzo che le siede di fronte.
- E allora, cos’hai deciso? Forza, non lasciarmi sulle spine. -
- Be’, ecco, ho deciso di fare il master dopo l’università. - le dice tutto d’un fiato. Poi aggiunge con un filo di voce: - Lo sai quanto è importante per me. - Laura non crede alle sue orecchie, gliel’aveva detto così, come se la cosa non la riguardasse minimamente. È così delusa che le scivola il calice dalle mani imbrattando la tovaglia.
- Ora però non drammatizzare, ti ho già spiegato che è solo questione di organizzazione. - lei lo guarda perplessa.
- Vado a lavarmi le mani, tu intanto rifletti sulla mia proposta e appena torno mi dici cosa ne pensi, d’accordo? -
Laura gli sorride mentre col tovagliolo cerca di rimediare al danno, ma quando Franco torna il suo posto è vuoto. Laura non c’è più, se n’è andata. Il giorno dopo Laura mi chiama per chiedermi se ho ancora voglia di andare a ballare con lei.
- Certo che mi va. - esulto felice, perché è una decisione che ha preso il giorno dopo essere uscita con Franco. Mi faccio una doccia, indosso un vestito elegante, modello i capelli con il gel e mi spruzzo il profumo migliore, infine mi armo di coraggio ed esco. Questa è la mia grande occasione e farò di tutto per non sprecarla.
Per tutta la sera non facciamo altro che sfiorarci e guardarci negli occhi al ritmo sensuale dei balli latino americani e quando ci prendiamo una pausa per bere qualcosa, mi sembra di vedere i suoi occhi ancor più luminosi. Alle due di notte siamo esausti e ci dirigiamo verso l’uscita, ma prima ci fermiamo a riprendere le giacche che avevamo consegnato all’ingresso.
- Non mi aspettavo che ballassi così bene. -
- Dovresti vestirti più spesso così, stai proprio bene e senza occhiali sembri addirittura un altro. - mi guarda con ammirazione, mentre si infila il cappotto. Quel tratto di corridoio è poco illuminato e non può vedermi arrossire.
- Mai affrettarsi a giudicare. - la rimprovero con un pizzico di ironia.
- Già. Sono stata davvero bene con te, non mi divertivo così da non so quanto tempo. - Si avvicina e mi abbraccia, ma poi l’abbraccio finisce, allora solleva il mento e mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio. Restiamo a fissarci pericolosamente negli occhi, poi si alza sulle punte e mi sfiora le labbra con un bacio. Usciamo dal locale che sono sfinito, ma al settimo cielo. È notte fonda quando rientriamo e per non svegliare Franco, la saluto sull’uscio e mi volto per infilare la chiave nella porta, ma mi sento tirare per la giacca. Mi guarda come mai aveva fatto prima. Con un gesto lento delle mani mi sfila gli occhiali e mi spinge nella sua stanza. Qualche attimo dopo ci ritroviamo nel suo letto abbracciati e a fare l’amore. La mattina dopo, proprio mentre sto uscendo dalla stanza di Laura, incontro Franco sul corridoio che mi guarda sconcertato.
- E tu che ci fai qui? Perché eri nella stanza di Laura? - mi chiede a brutto muso. Io non so cosa dire, farfuglio qualcosa e lo guardo terrorizzato. Appena Laura ascolta la voce alterata di Franco, si precipita sul corridoio. A quell’ora Franco doveva trovarsi all’università e Laura è sorpresa di vederlo, ma non si lascia sopraffare dall’agitazione.
- Ma non dovevi essere a lezione? - gli chiede mantenendo il sangue freddo. Fortunatamente avevamo appena finito di rivestirci.
- È stata annullata. - risponde guardandola con sospetto. - Ma lui che ci fa nella tua stanza? - quella domanda arriva come una pugnalata. Sono certo che Franco abbia intuito che ho passato la notte con lei e mi aspetto persino che da un momento all’altro mi metta le mani addosso.
- Ho chiesto io a Gianni di aiutarmi con gli esami, visto che tu hai deciso di partire. - interviene Laura con tono aspro. - È venuto a portarmi degli appunti, ma stava andando via. - e subito mi rivolge uno sguardo complice.
- Ascolta, Franco, - ora la sua voce è carezzevole. - ho bisogno di un caffè, e di parlarti. - E prima che lui possa rispondere, aggiunge: - Voglio scusarmi per averti lasciato solo al ristorante. - So che sta facendo di tutto per allontanare l’attenzione su di noi e sospiro al pensiero che l’abbiamo scampata per un pelo, ma quando li vedo allontanarsi insieme sento il cuore devastato dalla gelosia. Non voglio passare tutta la mattinata chiuso nella mia stanza a rimuginare su di loro, e magari di vederli anche tornare tenendosi per mano. Il solo pensiero, mi fa venire voglia di spaccare tutto. Quando Franco rientra non oso chiedergli niente per il timore di sentire che ha deciso di rinunciare al master per lei, allora apro il libro e mi metto a studiare fitto fitto fino a tarda sera. Dopo cena Franco mi propone di andare al pub per una birra, ma gli dico che non mi sento bene e che ho bisogno solo di andarmene a letto. So che avremmo finito per parlare di Laura e non sono dell’umore giusto per farlo.
La mattina dopo l’autobus è affollatissimo. Laura è seduta di spalle dietro all’autista, ma la riconosco subito. La riconoscerei fra mille. Sgomito a fatica fra la gente e quando la raggiungo mi accoglie con un insolito entusiasmo che mi ripaga dei pestoni e delle occhiatacce.
- Ciao, ti stavo aspettando. - mi saluta con un bacio sulla guancia. - Ho una sorpresa per te, spero ti piaccia. - mi tende una busta.
- Una sorpresa per me? - ripeto disorientato. Laura mi guarda impaziente.
- Forza, aprila. -
Non riesco a credere a ciò che vedo.
- Non sono stato mai a un concerto degli U2. Ma perché due biglietti? -
- Non vorrai andarci da solo, spero. -
- E Franco? - la mia voce trema. Laura sorride e lascia scivolare la mano lungo il mio braccio fino a incontrare la mia.
- I ragazzi mi hanno sempre rivolto molti apprezzamenti e fatto altrettante proposte, ma l’amore non si compra e nessuno ha veramente capito che l’unica cosa di cui ho bisogno è di qualcuno che si interessi a me, ai miei sentimenti, a ciò che sono. Il ritratto che mi hai fatto è il dono più prezioso che abbia mai ricevuto. -
- È solo un ritratto. -
- No, è molto di più. Hai frugato e messo a nudo ciò che provavo in quel momento, il desiderio d’amore della mia anima. E oltrepassare l’apparenza è un privilegio concesso solo a chi osserva con gli occhi del cuore. - Siamo quasi arrivati alla nostra fermata e ci prepariamo a scendere, ma una frenata improvvisa ci spinge l’uno addosso all’altra.
Imbarazzati e col cuore a mille restiamo a guardarci per un tempo infinito, poi Laura socchiude gli occhi e incolla le sue labbra alle mie in un bacio impacciato ma colmo d’amore.
Oggi è il giorno più bello della mia vita.
F I N E