Giovedì, 21 Dicembre 2023 10:20

Armonie delle viole nell'ultimo libro di Antonella Caggiano

Scritto da Francesco Di Rocco

di Francesco Di Rocco

Quando ci accingiamo a parlare di poesia, spesso , nel nostro immaginario, si fanno strada piccole trasparenti gocce di raffinate malinconie, che a forma di verso, come un vibrare delle note di un’arpa invisibile, accompagnano l’orizzonte del lettore, come la più illustre delle amiche, invitandolo alla rinascita di un mondo che vuole tornare alla sua primigenia armonia di vita.

È la parola che si riappropria della sua essenza che nel suo virtuoso camminare si veste di regalità di passo in passo. È la genesi della poesia; allora ci inchiniamo al lirismo di Antonella Caggiano che fa della scrittura il suo autentico “io”, lei è quello che scrive.

Donna dalla latitudine culturale di cristallina eleganza, è al contempo un vento , che impetuoso, fa pulizia di annoiati esibizionismi, dando nuova luce vitale a chi di poesia s’illumina. Un solo verso di lei, è un maniero nobile, intriso di racconti e armoniosi silenzi. Versi, figli legittimi, ancorchè illustri, di dolenti assenze. Antonella fa poesia con gli occhi gravidi di eternità e tra le righe, netti, si sentono i rintocchi della classicità lirica. Con queste premesse è apparsa la sua ultima silloge “ La vena della viole” (Carta Canta Editore, Forlì,2023). L’autrice dona prova di sé, e come a ripetere, seppur con nuova veste, con un rinnovato virtuosismo ritmico, la magia sublime, che già si era palesata, nella silloge precedente-Dolce di Sale-; sebbene in quest’ultima, ad una lettura intellettuale, si avvertivano già altre atmosfere, che sono puntualmente venute alla luce nella silloge: “La vena delle viole”. Colore che da sempre racconta di misteri, magie, fantasie. A pagina 45, leggiamo “Tutta rossa la notte, nel silenzio santo delle cose. Tremulo blu, la bocca tua nella mia” che inconsciamente(o forse no!) è la sintesi del lavoro. Viola nasce da due colori primari, il rosso, simbolo da sempre di passione amorosa. E dal blu, la saggezza di sempre. E nei versi suddetti c’è il paradigma della spiritualità che si fa portatore del più puro erotismo, nel senso letterario (erotismo, altra simbologia del viola, che “gemellato” con la vena, invita il lettore alle metamorfosi, che vista sotto l’ottica del cristianesimo primigenio è la Purificazione, come Atto di Resurrezione).

Nel leggere subito, ci si immerge in atmosfere che annunciano carezzevoli risvegli del giorno, ma con mano nella mano alla delicatezza del tramonto. Scrittura che fa giustizia di certa poesia attuale che è inquinata dal peggior mercantilismo letterario. Antonella, da osservatrice colta, fa suo questo lirismo e compie l’operazione filologica che da sempre la contraddistingue, riesce cioè, a purificarla dalle scorie che finora l’hanno umiliata. Allora nel leggere un verso di Antonella, si ritrovano, o meglio, ci si imbatte, nel ritmare discorsivo della grandissima Anna Achmàtova. Parlare con la tradizione, scrivendo nella con la modernità, cementare forme nella semantica, farne lirismo narrante, è la prerogativa di Antonella Caggiano, che per nulla esagerato, con le sue nitide visioni possiamo ben dire che anticipa i tempi nuovi della poesia che verrà. E per finire, nello spettro luminoso di fisica memoria, il viola è agli antipodi del rosso, e simboleggia l’attitudine a identificarsi con il prossimo. Quel prossimo che leggerà, tingendosi di sogni, meditando una delicatezza di una mano che guida. Questo è “La vena delle Viole”. Il tutto vive nel disegno di copertina di Maria Antonietta Marasco. francescodirocco