Martedì, 07 Settembre 2021 16:27

Folletti, chi sono, dove sono, cosa mangiano? III Parte

Scritto da Nicoletta Camilla Travaglini

di Nicoletta Camilla Travaglini

Chi sono in realtà i folletti?

Folletti e irlanda. Morrigan la mutaforme. II parte. 

Folletti e Irlanda. Tuatha de Danaan il popolo sceso dal cielo: è così? Prima parte 

 

La figura del folletto sembra aver avuto origine dai Lari, geni familiari della casa. Nel folclore europeo condivide caratteristiche simili con il lutin, il coboldo, il brownie, il puck, il goblin e il leprechaun.

Di carattere allegro e scherzoso, abita in tane nei boschi soprattutto di conifere o presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai. Esce quasi sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti alle bestie delle stalle e a scompigliare i capelli delle belle donne, a disordinare gli utensili agricoli e gli oggetti delle case. Esistono differenze tra i folletti presentati in alcuni romanzi, spesso stereotipati, e quelli delle credenze popolari. La maggior parte delle testimonianze a loro riguardo provengono dalla Bretagna. Nonostante possano essere facilmente confusi con i nani, i folletti si distinguono per qualche particolarità. La loro malizia, il loro scherzare e il loro riso sonoro sono ben conosciuti, tanto quanto la loro suscettibilità. Trascorrono gran parte del loro tempo divertendosi e correndo dietro i folletti femmina. Collin de Plancy cita un proverbio popolare della sua epoca: là dove ci sono i folletti femmina e il buon vino, è là che c'è l'ossessione del folletto.

All'occasione i folletti si mostrano lavoratori e guerrieri.

È difficile stabilire i caratteri del folletto in ragione del grande numero di ruoli che può ricoprire: legato tanto alla foresta, all'acqua, all'aria, alle dune o ai prati, protettori del focolare, dei bambini e degli animali, poi demoni notturni, ladri banditi, luridi insaziabili, è sopravvissuto attraverso racconti e scritti di folclore popolare, trasmessi per tradizione orale durante i secoli. Il folletto è generalmente notturno, il mondo gli appartiene dopo le undici di sera fino a due ore dopo la mezzanotte, e si difende ferocemente contro gli ubriachi che lo insultano. Infine negli scritti il folletto muore generalmente per un incidente o a causa di veleno, e non è in ogni caso immortale.

Aspetto tipico di un folletto

Dimensioni ridotte, poulaine e cappello rosso appuntito. La loro prima descrizione è quella dell'inglese Gervasio di Tilbury, verso il 1210, il quale afferma che i "nuitons" hanno l'aspetto di vecchietti con la faccia ridente, sono vestiti di stracci cuciti insieme e sono alti mezzo pollice, vale a dire meno di 2 cm. I folletti, proprio come i nani, sono quasi sempre visti come "vecchi e piccoli", ma non sempre quanto quelli di Tilbury. Se le storie medievali non precisavano che avessero la barba, le testimonianze del XIX secolo e in particolare i valloni insistono su questo aspetto.

Sono asociali 

Pierre Dubois dice che "niente è più complicato che descrivere un folletto", ma evoca una taglia "da un mezzo pollice a 30 cm", la presenza di capelli folti e di una barba "che cresce da 300 anni", vestiti di stracci verdi e bruni, di (poulaines) e con un cappello appuntito rosso o verde sulla testa.

Gli abiti del folletto hanno un'importanza particolare, un buon numero di storie riporta che sono vestiti di stracci e offrir loro dei vestiti nuovi provochi la loro scomparsa.

Claude Lecounteux ne cita una a Ibourg nel XIX secolo. Alcuni folletti si occuparono del cavallo grigio di un paesano, un valletto li sorprese e rivelò la loro presenza al proprietario dell'animale. Questo per ringraziarli offrì loro degli abiti ma i folletti non riapparirono mai più.

Racconti simili riguardano i Brownies d'Irlanda e di Scozia.

Il Brownie delle Highlands scozzesi tritava il grano per dei fattori: quando un giorno, credendo di far cosa gradita,  gli offrirono un cappello e un abito. Se ne andò con quei doni, aggiungendo che furono stupidi ad avergli regalato quelle cose prima che avesse portato a termine il lavoro.

Esiste anche una storia in cui Puck rivelò che gli abiti offerti rappresenterebbero il salario e pone fine al periodo di penitenza.

I folletti sono molto incostanti,(«folle», «pazzerello»): possono rendere molteplici servizi un giorno e commettere le peggiori stupidaggini l'indomani.

La loro asocialità è conosciuta nel Medioevo poiché Maria di Francia narra di un folletto catturato da un contadino e pronto a donargli tutto ciò che voleva se non lo avesse mostrato alla gente.

Il carattere

La maggior parte sono furiosi quando gli uomini li osservano, la peggiore delle situazioni è quella in cui qualcuno rivolge loro la parola, e desidera da loro una risposta. Paul Sébillot e Henri Dontenville li considerano poco loquaci, Sébillot, aggiungendo anche che il folletto delle dune bretoni andrà a sfidare in un duello chiunque lo chiami. I folletti ardennesi prendono poco la parola, e sempre per lasciare dei messaggi sgradevoli, a punto tale che il folletto è diventato un sinonimo di misantropo e taciturno.

I folletti possono anche rendersi invisibili, molto spesso grazie a un oggetto come un cappello o un mantello. Utilizzano i loro poteri a beneficio delle persone virtuose, come in un racconto di Acheux, comune della Piccardia, raccolto da Henry Carnoy, nel quale un gobbo aiuta una banda di folletti a conoscere l'ultimo giorno della settimana, i quali, per ringraziarlo, gli tolgono la gobba. Un altro gobbo avendo appreso il fatto incontra un altro gruppo di folletti e mischia i giorni: essi lo puniscono mettendogli un'altra gobba.

Infine secondo le credenze, i folletti possono spostarsi molto più rapidamente degli uomini se si sentono in pericolo. La capacità a modificarsi e a cambiare di statura è una delle particolarità tra le più tipiche.

 Mutaformi 

I folletti assumono anche le sembianze degli animali, e si mutano in oggetti. Le loro metamorfosi animali sono varie, includendo soprattutto il cavallo e la rana, poi il gatto ed il serpente. Delle tracce dei geni della casa adorate sotto forma di serpenti sono presentati da epoche molto remote in Europa, l'animale condividendo un tratto in comune con il folletto, che è l'amare il latte. Il folletto ha ugualmente la capacità di cambiare gli altri in animali in particolare in equini: nel XIX secolo, un "sotre di Lorena" avrebbe trasformato un contadino in un asino.

Appare spesso sotto forma di una piccola luce. Come le fate, alcuni folletti si dice che rubino dei bambini umani dalle culle e li sostituiscono con uno di loro, scambiandoli. Quest'ultimo ha delle volte l'aspetto di un bambino folletto, altre volte l'aspetto di un folletto molto vecchio. Per proteggersi dai furti, vengono citati molti metodi, uno dei quali è quello di acconciare il bambino con un berretto rosso.

Il folletto, credendo il bambino già morto, si suppone non importuni il bambino.

Il folletto domestico

Il "folletto del focolare" viveva in origine nella natura (degli abitanti sotterranei sotto le colline, nei boschi o dentro le radici dei grandi alberi) e scelse di stabilirsi in un'abitazione umana (generalmente una cascina) per mettersi al servizio dei suoi abitanti, causando a volte dei problemi, e giocando, di notte, nel camino. Sono chiamati "folletti domestici" o "folletti che fanno il lavoro di valletti", secondo Jean de la Fontaine. I folletti del focolare si occupano di una varietà di lavori in particolare per i cavalli da cui si prendono grande cura, ma anche per i bovini. I folletti sorvegliano, proteggono e tengono la propria casa nella quale gli abitanti gli rivolgono un grande rispetto, cucinano, consolano i bambini tristi, in poche parole si occupano di tutte le faccende domestiche del focolare con un'estrema efficienza, molto più grande di quella degli uomini. Possono sottomettersi a più persone, non escono e non si mostrano che la notte, e non dormono mai, da cui il proverbio francese "egli non dorme non più di un folletto". Sii nutrono di rane arrostite, reclamano unicamente del cibo in cambio dei loro servizi. L'amore smisurato del latte è il solo dettaglio alimentare che permette di riconoscere a colpo sicuro il folletto.

In Bretagna sono chiamati tutti "korrigan", sarebbero potuti essere stati ammessi nelle chiese della bassa Bretagna, ma sono dispettosi.

Il lûton delle Ardenne franco-belghe sono misantropi e la loro origine è legata alla mitologia popolare, in particolare a quella del periodo gallo-romano. Altri folletti sono spaventosi e si manifestano sotto forma di fiamme, altri ancora, come "il mangiatore di ossa", vivono nei cimiteri.

La tradizione persa nel tempo

Le credenze nei folletti perdurano nelle campagne all'inizio del XX secolo, approssimativamente fino alla Prima Guerra mondiale in Francia e fino agli anni venti in Québec. Negli anni settanta, Albert Doppagne raccolse la testimonianza di una donna vallona di 60 anni che affermava di avere visto i folletti correre sul davanzale della finestra della sua casa. In Savoia, nello stesso periodo, la credenza nei folletti era diffusa quanto quella relativa alle fate. Il XX secolo corrispose perciò a una forte riduzione delle credenze popolari. Scomparvero anche gli antichi rituali, come quello di dare il primo latte della giornata ai piccoli esseri del focolare. L'industrializzazione degli anni 60-70 andò di pari passo con la scomparsa delle persone anziane, presso le quali potevano trovarsi numerose testimonianze sull'esistenza dei folletti; ciò compromise la diffusione delle leggende relative al piccolo popolo.

In quegli anni, la credenza dell'esistenza dei folletti ricomparve sotto forma dei nani da giardino. Gli adolescenti e i giovani si interessavano di più agli extraterrestri e ai fenomeni legati agli UFO che non ai folletti.

Nel 1980 il folklorista Gary Reginald Butler collezionò delle informazioni sui folletti a Terranova e non ottenne come risposta dagli abitanti che un vago ricordo di avere sentito questa parola durante la giovinezza. Egli rilevava una confusione riguardo alla natura di questi esseri e concluse che la cultura televisiva degli anni ottanta influenzava le ultime credenze popolari dando ai folletti un'origine extraterrestre. Negli anni 50, il folklorista Claude Seignolle riunì delle tradizioni popolari affini alle storie di folletti, ma fu soprattutto il lavoro di Pierre Dubois che rimise in luce le tradizioni legate ai folletti in Francia. Ormai i folletti erano visti come gli operai di Babbo Natale per il quale essi fabbricavano dei giochi, allacciandosi così ai folletti della tradizione scandinava.

Folletto e simbolo psicologico

Per lo psicoanalista Carl Gustav Jung, gli gnomi e i folletti sono degli dei nani, simbolo di forza creatrice infantile che aspirano eternamente a passare dal basso verso l'alto. Possiedono dei numerosi tratti psicologici propri dei bambini, si mostrano giocherelloni, saggi o crudeli. Secondo la psicologia analitica, essi sono una delle manifestazioni simboliche dell'archetipo del bambino. Rappresentano ugualmente lo sviluppo armonioso e spontaneo della psiche. I personaggi folletti possono personificare la parte d'ombra che continua a vivere sotto la personalità cosciente e dominante.

 

Ultima modifica il Martedì, 07 Settembre 2021 17:42