Lunedì, 04 Marzo 2024 18:11

Somma vesuviana. Congreghe, fuochi e Miserere nella Processione del Cristo morto.

Scritto da A.C.
Somma Vesuviana nel napoletano, la processione del Cristo morto Somma Vesuviana nel napoletano, la processione del Cristo morto

Antica processione in cui tutte le confraternite partecipano in saio

“I riti della Settimana Santa, che si svolgono a Somma Vesuviana, nel napoletano sono tra i più antichi in Italia. La Congrega organizzatrice è la Pio Laical e Monte della Morte e Pietà. Il Giovedì Santo le Confraternite sono impegnate nelle processioni serali subito dopo la Messa 'In Coena Domini'. La Confraternita del SS. Sacramento, quella di S. M. della Neve e, infine, quella di S. M. della Libera girano in processione per l'Adorazione degli Altari, che nel gergo popolare viene denominata visita ai sepolcri. I confratelli con il saio bianco entrano nelle chiese. I gruppi cantorum intonano molteplici brani. Il Venerdì Santo, sfilano almeno 2000 confratelli con cappuccio, saio bianco, candele accese. I confratelli sfilano con preghiera e Miserere cantato in latino”. Così spiega Alessandro Masulli – Direttore Archivio Storico del Comune di Somma Vesuviana.

Manca meno di un mese alla Settimana Santa.

La Confraternita del SS. Sacramento, quella di S. M. della Neve e, infine, quella di S. M. della Libera girano in processione per l'Adorazione degli Altari, che nel gergo popolare viene denominata visita ai "sepolcri". I canti, una volta - ha affermato Alessandro Masulli, storico delle tradizioni locali, Direttore dell’Archivio Storico di Somma Vesuviana - erano la caratteristica principale di queste serate: recuperati dalla liturgia delle "Tre ore di agonia", venivano intonati coralmente con l'accompagnamento dell'organo. Pezzo d'obbligo era lo Stabat Mater. Seguivano le "Sette parole di Gesù in Croce, composte all'inizio del Novecento dal maestro Natale Pellegrino, la cui esecuzione avveniva proprio durante le" Tre ore di agonia". Il Venerdì Santo sono ancora di più le confraternite.

Quella di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, è tra le Processioni del Venerdì Santo più suggestive in Italia: 2000 confratelli con saio bianco, con il cappuccio a volto scoperto e candele accese che costeggiano la Cinta Muraria di epoca Aragonese ed escono dal Borgo Medievale raggiungendo la parte bassa del paese”.

Coinvolgente lo scenario, tra vicoli, Cinta Muraria antica, stradine, falò accesi per dare la possibilità, la sera del Venrerdì Santo, ai confratelli di accendere le candele. La Processione è molto suggestiva, tra candele, vicoli, il canto in latino del Miserere e sullo sfondo la veduta della Montagna, del Monte Somma.

La secolare Processione di Somma Vesuviana dal corteo lungo, chilometrico con notevole partecipazione popolare. Il Venerdì Santo, prima della risalita dal centro al Borgo storico, tutti i 2000 confratelli si fermano e si inchinano al passaggio della statua della Madonna con il Cristo Morto. Solo in quel momento verranno spente le candele.

Le Congreghe e il canto in latino del Miserere per i vicoli, tra candele accese.

“Tra le pratiche ottocentesche vi era la ricorrenza dei Dolori di Maria nel giorno del Venerdì Santo, che si concludeva con la processione detta dell’Addolorata. Una pia consuetudine, questa, molto propagandata dai Gesuiti nel Regno di Napoli nel XVIII secolo. L’impiego, infatti, di croci, sudari, corone, stendardi e così via – ha continuato Masulli - si ricollega alle attente descrizioni fatte dagli scrittori napoletani di quell’epoca. A rinnovare il rito, oltre alla confraternita organizzatrice, la Congrega Pio Laical Monte della Morte e Pietà (cordone bianco), vi sono tre altri sodalizi: SS. Sacramento (cordone rosso), S. Maria della Neve (verde) e S. Maria della Libera (giallo). Il corteo in sai bianchi, la statua ottocentesca della Madonna Addolorata, l’artistica scultura del Cristo Morto, mettono in scena il più commovente e sentito funerale della storia umana. Il lungo manto nero della Vergine parte dal capo e si allarga fino ai piedi. Nelle mani giunte, a dita intrecciate, scende un fazzoletto di pizzo bianco. Il volto è olivastro e contrito. Ai suoi piedi il corpo seminudo del Cristo morto, giacente nel sudario in espressione di doloroso abbandono. Le membra rilasciate danno il senso della assenza e della fuga dell’anima. Il Miserere, infine, echeggia, ancora più forte in questi giorni di terrore e di morte”.

Le origini secolari della processione.

“Lo statuto del Pio Laical Monte della Morte e Pietà dei Nobili del 1804 ci attesta che la processione dell’Addolorata con il Cristo morto non era ancora introdotta tra le pratiche di culto del sodalizio, mentre veniva contemplata per la prima volta la festività liturgica della Madre dei dolori. Nel 1857, invece, da una relazione del Vicario Foraneo Don Francesco di Mauro – ha dichiarato lo storico Alessandro Masulli, Direttore dell’Archivio Storico di Somma Vesuviana - si è appreso che la processione dell’Addolorata si teneva e, addirittura, usciva dalla parrocchia di San Giorgio martire anziché dalla Collegiata. Il primo gennaio del 1889, in aggiunta, il Prefetto dell’Arciconfraternita, il barone Augusto Vitolo Firrao, in un suo cenno storico sul sodalizio, inviato alla Curia Vescovile di Nola, scriveva:… in questa Cappella si praticano tutte le sacre funzioni del Sodalizio; e fra l’altre nel Venerdì Santo vi si celebrano i dolori di Maria SS. con una solenne processione, simulante l’esequie di N. S. Gesù Cristo dal Calvario al sepolcro con la Vergine Addolorata, e ch’è tenuta in molta divozione dalla cittadinanza. Le notizie sopra citate ci confermano quindi le origini ottocentesche del corteo dell’Addolorata con il Cristo Morto e rivoluzionano vecchie supposizioni che lo facevano risalire alla seconda metà del XVII secolo, epoca della nascita della Compagnia”.

I medaglioni ed il percorso!

“I medaglioni adoperati sono a sbalzo e in metallo argentato con le immagini del SS. Sacramento e delle Madonne titolari. La Pio Laical Monte della Morte e Pietà adopera, invece, un ovale in carta pressata con sfondo verde scuro e con sopra il disegno in bianco del teschio con tibie incrociate, in relazione alla sua origine. Qualcuno ricorda che le donne, le maddalene, andavano in processione con i capelli sciolti, senza scarpe e vestite di nero. All’ apparizione del simulacro sull’uscio della Chiesa si levava un pianto alto – ha continuato Masulli - dirotto e universale.