Giovedì, 15 Ottobre 2020 15:16

Abruzzo/itinerari. Borgo di Pretoro offre emozioni da scoprire

Scritto da Luciano Pellegrini
Momenti a Pretoro Momenti a Pretoro foto di Luciano Pellegrini

Il sindaco ha fatto da Cicerone, l'incontro con Mastro Antonio Palmerio scultore in legno (foto). Un luogo segreto da scoprire nella roccia.

Pretoro CH, (602 m), è un borgo medioevale (con circa 900 abitanti), che sembra attaccato su un costone della montagna.

Ha una forma triangolare, le stradine e le scalinate sono realizzate con un acciottolato delicato, con una manutenzione ben curata e punti panoramici. Accompagnato dal vice sindaco che mi ha fatto da cicerone, ho visitato le realtà oggettive e importanti del borgo. Le sue origini risalgono al 1600, dopo la distruzione del castello, arroccato sull’estremità della roccia e denominato "Castrum Pretorii de Theti".

La visita è iniziata dal laboratorio di falegnameria di Mastro Antonio Palmerio (classe 1931), scultore del legno, artigiano, artista, intarsiatore, bravo e determinato nel suo lavoro. La sua bottega di falegname si trova nel centro storico di Pretoro, parla con entusiasmo del suo mestiere, iniziato in giovane età ed ha una cultura accademica. Un suo insegnamento è che: La musica è la cultura dell’anima e le mie creazioni sono come i figli, assistiti con amore. Mastro Antonio realizza prodotti artistici in scala, dei principali monumenti sacri e civili italiani, rifiniti in ogni particolare. Fa anche formazione ai visitatori, illustrando i macchinari e gli attrezzi che sono necessari ad eseguire il lavoro ad arte. Nel suo lavoro è eclettico, realizza anche strumenti musicali, volti, figure di persone, arnesi da cucina, come la tradizionale chitarra abruzzese per la pasta, gli utensili per la cucina, nonché sedie e oggetti d’arredo.

Le sue sculture, sono custodite oltre che all’interno della bottega di falegnameria, anche al Museo dell'Arte "Nicola D'Innocenzo". Pretoro è conosciuta anche per il miracolo di San Domenico e il lupo, una festa che si celebra la prima domenica di maggio con il rito dei serpari, (sono le persone che catturano nei boschi i serpenti più belli). UN LUPO, con l’intercessione di San Domenico, avrebbe restituito ai genitori un bimbo in fasce, appena rapito. San Domenico è patrono contro il morso dei serpenti e dei cani malati di rabbia. Ho visitato il Centro museale San Domenico, che ha lo scopo di divulgare gli aspetti culturali e naturali sui lupi e serpenti, oltre alla storia di Pretoro. Il museo è sito in un locale restaurato, che anticamente era adibito ad officina di fabbro. Qui sono esposti materiali sulla storia del borgo, sulle sue tradizioni e reperti simbolici: il costume rituale – la culla – il deposito degli abiti da rappresentazione. Alla chiesa di San Nicola, conosciuta come chiesa di San Domenico, sono dedicate le celebrazioni de Lu Lope (il lupo) e quella primitiva dei Serpari. Dopo la sua ricostruzione, la chiesa ha lo stile tardo rinascimentale e secentesco.

La cattedrale del borgo, Sant'Andrea Apostolo, costruita fra il XV-XVI secolo, è collocata sulla parte più alta del paese. Ha due navate con stile neoclassico con elementi barocchi. Interessante da visitare sono, l’eremo della Madonna della Mazza, la riserva regionale Valle del Foro e l'Area faunistica del lupo appenninico, situata tra le località, il "Calvario" e la cava "Falselongo".

Si narra che sin dall'epoca del primo cristianesimo, LA VALLE DEL FORO avesse assunto un carattere sacro, perché vi si stabilirono eremiti basiliani, come dimostrano la grotta dell'Angelo e dell'Eremita. Mentre camminavamo per le stradine del borgo, le donne si affacciavano sull’uscio di casa e noi, rapiti dai profumi di sugo, arrosto e dolci, abbiamo fatto fatica a non accettare queste prelibatezze che volevano offrirci, con cordialità e sorriso, per un… complimento!

Dopo tanta cultura, non poteva mancare l’escursione.

Siamo scesi nella VALLE DEL FORO, seguendo il sentiero E2, LA VIA DEI MULINI, che la PRO LOCO ha segnato con le bandierine bianco rosso. È una radura molto ripida, ma ben manutentata, dove ci sono ruderi di case, una volta abitate. A un certo punto della discesa, l’amico vice sindaco, mi ha fatto fare una deviazione, su una invisibile traccia di sentiero, stretto, esposto e franoso, con rovi e rami che hanno reso difficoltoso camminare. Ho accettato l’idea, sicuro di trovare qualche cosa di interessante.

Infatti, quasi scavato nella roccia, un ingresso… Inizio ad esplorare, una enorme camera, una specie di tabernacolo, finestre, qualche pittura rupestre, venature per la raccolta dell’acqua piovana, una bellissima porta ad arco, fori certamente per reggere travi, un camino, delle linee verticali parallele, insomma…, cosa era? Questi resti della costruzione… MULTI SALA, sul sentiero sconosciuto, poteva essere un luogo di culto, un eremo, una fortezza, una abitazione agricola pastorale, uno stazzo, (c’è una balla di fieno e i resti di letame provano che la grotta è stata usata dai pastori come ricovero delle greggi). Questa scoperta è stata realizzata con ingegno, perché è vicino al fiume ed al paese. Sto facendo ricerche e quindi preferisco non fornire indicazioni come arrivare a questo posto. Quando ci si trova in luoghi tanto fantastici si diventa egoisti.

Arriviamo alla Valle del Foro dove si respira ancora il misticismo e la spiritualità. Raggiungiamo i resti di due Mulini Rupestri, quasi nascosti nella fitta vegetazione, perché costruiti in una grotta. Il mulino TADDEI è il primo che si incontra e fu costruito nell’anno 1887, da due fratelli appartenenti ad una famiglia ricca del posto e il secondo mulino rupestre è quello COMUNALE, costruito nei primi anni del 1800, che lavorò continuamente sino al 1935-36, con l'ultimo mugnaio pretorese, Pietro Colasante.

In questo mulino ci sono molte incisioni rupestri. Usciamo nella località Crocifisso (434 m), dove nel corso di una campagna di scavi condotta tra il 1941 ed il 1942, furono rinvenuti due sepolture italiche, contraddistinte dalla straordinaria ricchezza dei corredi funerari. Uno splendido elmo, un cinturone in bronzo, vasi di bronzo e ceramica dipinta, spada, lance e alari in ferro, un braccialetto d’oro, una spilla, che sono oggi esposti nel Museo Archeologico “La Civitella” di Chieti.

Erano proprietà dei guerrieri Marrucini. Purtroppo non è mai seguita un’indagine pianificata della necropoli del Crocifisso, per cui ancora oggi se ne ignorano l’estensione e la reale densità. La Maiella offre ancora storia, cultura, tradizione, gastronomia e ruderi da scoprire!

Distanza 7 km solo andata Dislivello 300 m discesa Difficoltà T/E