Venerdì, 12 Marzo 2021 18:22

Parole morte

Scritto da Francesco Di Rocco
Nella foto l'attore e scrittore Francesco Di Rocco Nella foto l'attore e scrittore Francesco Di Rocco

In questo tempo terrificante di pandemia, nel nostro paese si sta verificando un fenomeno, che a molti è sfuggito, poiché gli stessi “molti” ne sono i colpevoli, e dunque: la morte della Parola.

Una storia che viene da lontano, da quando il parlare è stato fagocitato e trasformato in “mercato”, o ancor peggio in mera emissione di suono senza alcun significato. La fascinazione dialogante di un tempo, negli di ultimi trenta anni è degradata sempre di più verso il fastidioso chiacchierume, quello, ereditate dalla volgarità “da curva nord” o delle peggiori bettole di paese, complice e carnefice al contempo di questo massacro filologico è stata, e non poteva essere diversamente, l’avvento della televisione commerciale. Il continuo intercalare, sempre più veloce- perché incalza la pubblicità-ha subito plasmato le giovani generazioni che articolano, con molta fatica sintattica suoni simil-parolai, sempre più velocemente, ma, e questa è la cosa più grave, ne ha imposto i ritmi, e dunque svuotato di significato qualsiasi forma, seppur, accennata, di confronto dialettico. Dialoghi sempre più banali, senza un retroterra culturale, o di pensiero critico, la fanno da padrone, per poi affievolirsi fino a diventare inutile e ridondante, lo si vede ogni momento nei confronti televisivi.

I cosiddetti “talk show”: urla, insulti, offese, uno stucchevole lancio di suoni inarticolati, figli di un cialtronante viscerume sempre più fastidioso. E nella vita di tutti i giorni, il cittadino comune, ne segue e ne imita i modi.

Ogni “parola” è ormai preda di crepitii ventrali, vuoti, mediati dall’individuo di turno (sia esso politico o –intellettuale) . E’ un ripetere concetti, tipo copia-incolla, mai preceduti da ragionamenti o elaborazione culturale, è un affidarsi alla più comoda espressione banale , scontata, molto spesso inquinata da ideologia a basso costo (e pensiamo alla ormai vecchia storia del dualismo politico fascismo vs comunismo, con tutto quel che segue…).

Tutto, questo, dunque, ha generato, la morte quotidiana della sacralità della parola, che ormai si è trasformata a immagine e somiglianza del tempo consumista, che tutto distrugge, pensiero per primo, poichè pensare è faticoso, e si preferisce farlo fare ad altri.

Un giornalista famoso, anni fa, disse, a ragione, che un certo imprenditore milanese, fattosi politico, aveva tolto agli italiani la fatica di pensare per conto proprio, ed è esattamente quello che si sta verificando in questi ultimi anni. Se a tutto questo vogliamo aggiungere che l’impossibilità di incontrarsi, come un tempo, per sentire un autore di un libro, o andare a teatro, che da sempre è il castello inespugnabile, dove sovrana regna la parola. Ci rendiamo conto della catastrofe culturale in cui siamo precipitati ( anche grazie ad un simpaticone di ministro che disse –con la cultura non si mangia!-infatti lui non ne mangia e si è visto!!- Per non parlare poi dell’espressione di un nostro illustre scrittore che affermò che gli italiani diventeranno come vorrà la tv.

Ritrovare il gusto vero della parola, sentirla in bocca come un dolce di squisita fattura, sentirla figlia di un ragionamento, gemella della cultura del dialogo, quello vero, fatto di confronto intelligente e di argomentazioni, e non come adesso, irriverente suono disarticolare simile al disgusto, è il punto di partenza di una nuova Italia; e questo non è compito dei politici, che non ne sono storicamente capaci, ma deve essere esclusivamente una missione di un nuovo modo di dialogare, in una parola è compito, sebbene arduo, degli intellettuali, veri! (non quelli che vogliono apparire).

E dunque dal cimitero di morte parole che diventato il nostro paese, come da un mitico uccello, rinasca una nuova parola, colonna e tempio di ogni civiltà. E’ la rivoluzione della parola. francescodirocco