Giovedì, 11 Novembre 2021 15:37

Don Raimondo di Sangro, l'alchimista e stregone, e la linea di sangue in Abruzzo.

Scritto da Nicoletta Camilla Travaglini

Di Nicoletta Travaglini

La stirpe dei di Sangro discendente di grandi nomi come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo III, ideatore e iniziatore della Santa Inquisizione, Gregorio III, Paolo IV Carafa, che contrastò in tutte le maniere l’Ufficio della Santa Inquisizione, Benedetto XIII e naturalmente Raimondo.

Don Raimondo di Sangro, duca di Torremaggiore, principe di Sansevero nacque a Foggia nel 1710. Egli fu uno dei maggiori scienziati che il mondo invidiò al Regno di Napoli, poiché con le sue scoperte scientifiche, che si collocano a cavallo di alchimia, stregoneria ed esperimenti tecnologici, fece importanti scoperte e sperimentazione che a tutt’oggi risultano oscuri.

Don Raimondo fu un nobile rampollo della antica e prestigiosa famiglia dei di Sangro discendenti di Carlo Magno, che annoverano nella loro albero genealogico anche Papi e Santi.

La stirpe in Abruzzo

Questa potente ed antichissima casata era discende dai duchi di Borgogna, che a loro volta erano di stirpe carolingia, longobarda e, naturalmente, normanna. Questi nobili, ovviante, furono legati da vincoli strettissi alla Chiesa e in special modo al potente, ricco e stimato ordine Benedettino. Nel IX secolo essi, vennero in Italia e si stabilirono maggiormente negli Abruzzi, ove riuscirono a conquistare e, quindi, a governare diversi feudi e contee, prendendo il titolo di “Conti dei Marsi”.

I nomi dei conti dei Marsi erano Bernardo, Oderigi, Teodino, Trasmondo che si posso incontrare in molti documenti del XI e del XII secolo. In un atto notarile del agosto del 981, conservato a Montecassino, Teodino ed i suoi fratelli Rainaldo e Oderisio risultano i conti di Marsia ; si divisero i loro territori nel seguente ordine : Teodino divenne conte di Rieti e Amiterno, Rainaldo conte della Marsia e Oderisio Conte di Valva.

Oderisio diede origine a tre grandi rami: una discendenza si stanziò nella zona del Sangro con la linea Borrello, la più grande, che si diffuse in tutto l’Abruzzo Centrale dando vita a Prezza e a Raiano, alle linee separate di Gentile; un secondo ramo si trasferì in quello che oggi è la provincia di Teramo; conosciuti come i conti di Palearia o Pagliara, annoveravano tra i membri della loro famiglia Berardo, vescovo di Teramo e Oderisio di Palearia che alla metà del sec. XIII fu nominato dal Re “Giustiziere d’Abruzzo”. Il terzo ramo si stabilì a Valva vicino Sulmona.

Nel 1250 pochi erano i sopravvissuti di questa discendenza, così la famiglia d’Ocre vide distrutto il suo antico castello come fu in precedenza per i Barili, i quali insieme ai succitati d’Ocre si rifugiarono all’Aquila. Gli altri rami della famiglia come i Borello e di Sangro si ritirarono in Sicilia.

Trasmondo, vescovo di Valva e Abate di San Clemente a Casauria era figlio di Oderisio conte de’Marsi e fratello di Oderisio abate di Montecassino e di Attone, vescovo di Chieti.

L’Abbazia di San Giovanni in Venere annovera due membri di questa famiglia, oltreché la permanenza del Vescovo di Teramo Berardo.

All’inizio del 1500 essi ottennero il titolo di marchesi, alla fine dello stesso secolo divennero Duchi e pochi anni dopo questo titolo acquisirono, anche, quello di Principi, governando, il loro vastissimo impero in maniera tirannica, dispotica e violenta!

Nel loro albero genealogico, vi sono presenti anche figure di spicco come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo III, Gregorio III, ideatore e iniziatore della Santa Inquisizione, Paolo IV Carafa, che contrastò in tutte le maniere l’Ufficio della Santa Inquisizione, Benedetto XIII e naturalmente Raimondo.

Don Raimondo e il Cristo velato

Don Raimondo De Sangro fu un grande studioso e massone, che denunciato come stregone e cospiratore, fu costretto a fornire al Papa un elenco di nobili e non appartenenti alla società segreta!!

La famiglia dei De Sangro fu costretta a bruciare tutto e nascondere il “lavoro” di Don Raimondo, che in quel periodo stava sperimentando con lo scultore Sammartino, la tecnica divenuta famosa con “Il Cristo Velato” della Cappella di San Severo. Questa chiesa, costruita su un tempio dedicato alla dea Iside è fortemente simbolica. In questo luogo, edificato nel cuore di Napoli, vi sono tre sculture “velate” cioè: la Pudicizia, il Cristo Morto, Il Disinganno; la più famosa e la statua del Cristo Morto, che scolpita dal Sammartino su bozza del Corradini, è molto inquietante, poiché pare che la tecnica usata dal principe e dai suoi artisti sia basata su un velo di stoffa “trasformato”, attraverso procedimenti chimici, in marmo!! Pare che le statue siano, in realtà, cadaveri che sottoposti a particolari esperimenti, oggi ancora sconosciuti, abbiano dato questo risultato; in altre parole il nobile trasformò la materia organica in inorganica.

Don Raimondo morì nel 1771 e fu considerato più uno stregone ed alchimista che un serio studioso; per questo motivo molti esperimenti condotti con grande rigore scientifico sono stati eliminati dai suoi stessi famigliari, che hanno occultato quel poco materiale che si è salvato dalla distruzione che ne seguì al suo presunto sospetto di pratica magica.