Lunedì, 15 Febbraio 2021 18:56

La sanguinaria Lady Bathory. Psicopatia o complotto politico?

Scritto da Angela Curatolo

Famiglia dalle esecuzioni cruente e anche il marito era un sadico.

Nel Regno d'Ungheria, c'era una volta una ricca nobildonna, nel 1600, la contessa Erzsébet (Elizabeth) Báthory de Ecsed, vissuta tra 1560 e 1614, sanguinaria, uccise oltre 650 donne insieme ai suoi 4 servi, dopo averle torturate tra il 1590 e il 1610.

Il movente risiedeva nell'esigenza di immergersi in un bagno di sangue di vergini, convinta che potesse mantenerla giovane. La sua storia divenne rapidamente parte del folklore nazionale e la sua fama è viva ancora oggi, circondata da misteri e dubbi.

Le storie dei sadici omicidi seriali di Lady Báthory sono confermate da oltre 300 testimoni e sopravvissuti, soprattutto dai lampanti ritrovamenti di ragazze morte orribilmente mutilate, o agonizzanti, da tempo imprigionate, trovate al momento del suo arresto. Il numero di 650 delle vittime fu riferito da una serva di nome Susannah che Jakab Szilvássy, corroborato da uno dei libri contabili privati di Báthory. Le sue prime vittime sarebbero state ragazze di età compresa tra i 10 e i 14 anni.

Dopo le figlie dei braccianti, avrebbe iniziato ad uccidere quelle provenienti dalla ricca nobiltà, affidate al suo gineceo dai loro genitori per imparare l'etichetta cortese. Nel 1609 Erzsébet istituì, nel suo castello, un'accademia che aveva, come fine apparente, la loro educazione. Le sue vittime venivano spogliate, incatenate a capo in giù e seviziate. Le loro gole venivano recise e il sangue fluiva, pronto per essere raccolto e usato dalla contessa.

Le atrocità descritte includevano gravi percosse, combustione o mutilazione delle mani, mordere la carne dai volti, dalle braccia e da altre parti del corpo, congelamento o morire di fame. Persino l'uso degli aghi, circostanza menzionata dai suoi collaboratori in tribunale. Ci furono molte forme di tortura. Secondo gli archivi della città di Budapest.

Si narra che la Contessa abbia fatto costruire da un orologiaio svizzero un marchingegno chiamato "vergine di ferro" (simile alla futura vergine di Norimberga), la quale aveva la forma di una donna dai lunghissimi capelli biondo argenteo (probabilmente sul modello di qualche fanciulla uccisa da lei stessa) che arrivavano fino quasi ai piedi. Ogni qualvolta una ragazza le si avvicinava, la vergine di ferro alzava le braccia e stringendola in una morsa mortale la uccideva, trapassandola con dei coltellacci acuminati fuoriusciti dal petto.

Era anche sospettata di cannibalismo.

Alcuni testimoni avrebbero affermato di aver visto cadaveri seviziati, alcuni sepolti in cimiteri e altri in luoghi non contrassegnati. Due funzionari della corte (Benedek Deseő e Jakab Szilvássy) dichiararono di aver assistito personalmente alla tortura della contessa e agli omicidi di giovani ragazze.

Nonostante le prove, la sua famiglia, così influente, riuscì a farle evitare l'esecuzione capitale.

Imprigionata nel dicembre 1610 all'interno del suo Castello di Csejte, nell'Alta Ungheria (ora Slovacchia), libera di muoversi all'interno della vasta residenza, morì 4 anni dopo.

La vita di Bathory

Figlia di due nobili ungheresi, parenti stretti fra loro, sin da bambina soffriva di epilessia, alcuni studiosi ipotizzano proprio per questa discendenza di sangue, nell'albero genealogico in molti erano affetti da disturbi neurologici e mentali. La bambina alternava momenti di calma a improvvisa collera.

I comportamenti operanti intorno a lei erano crudi e sconvolgenti, a partire dal modo con cui veniva curata la sua malattia: sfregando il  sangue di una persona sana sulle sue labbra o un mix di sangue e un pezzo di cranio. Una teoria vuole che il movente sia stato quello della nobile di continuare negli anni la cura ricevuta da piccola. La giovane Báthory assistette a punizioni brutali eseguite dagli ufficiali e da membri della sua famiglia, come il cugino che tagliò il naso di 54 persone accusate di rivolta. 

Un episodio cruento, a soli 6 anni, è quello di un gruppo di girovaghi invitati a intrattenere la corte. Uno di essi venne condannato a morte per aver venduto i figli ai turchi. Le sue grida lamentose giunsero fino al castello, attirando l'attenzione di Erzsébet, che, all'alba, fuggì dal castello per vedere l'esecuzione della condanna: i soldati tagliarono il ventre di un cavallo legato a terra, il condannato venne preso e infilato nel ventre poi ricucito, con la testa fuori.

Era, come l'etichetta impone, molto colta. Conosceva il latino, il tedesco, l'ungherese e il greco.

All'età di soli 10 anni, già era promessa sposa del conte Ferenc Nádasdy, membro della famiglia Nadasdy, in virtù di un accordo politico all'interno dei circoli dell'aristocrazia, convolò a nozze giovanissima, all'età di 15 anni, lui appena diciannovenne, nel palazzo di Vranov nad Topľou l'8 maggio 1575, ci fu una festa sontuosa, con 4.500 ospiti al matrimonio. Poiché la posizione sociale di Elisabetta era superiore a quella del marito, si rifiutò di cambiare cognome, e invece, Nádasdy assunse il cognome Báthory. Il regalo di nozze di Nádasdy a Báthory fuil Castello di Csejte situato nei Piccoli Carpazi vicino a Vág-Ujhely e Trencsén (l'attuale Nové Mesto nad Váhom e Trenčín, Slovacchia).

Dopo tre anni, il marito divenne il comandante in capo delle truppe ungheresi, condotte in guerra contro gli Ottomani.

Báthory avrebbe dato alla luce un figlio illegittimo, a 18 anni, affidato a un contadino, persona di fiducia della famiglia. Circostanze non confermate come le dicerie sulla magia nera. Per passare il tempo quando il marito era lontano da casa, la leggenda narra di una Erzsébet dedita alle orge organizzate da una zia e a incontri con Dorothea Szentes, esperta di magia nera che incoraggiò le sue tendenze sadiche. Dorothea, conosciuta come Dorka, e il suo servo Thorko le insegnarono i segreti e le pratiche della stregoneria.

In una lettera al marito scrive:

"Ho appreso da Thorko una nuova deliziosa tecnica: prendi una gallina nera e la percuoti a morte con la verga bianca; ne conservi il sangue e ne spalmi un poco sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di cospargerlo sul suo corpo, fai in modo di procurarti uno dei suoi capi di vestiario e impregnalo con il sangue."

Vicende orribili negli annali si tramandano: ripresa una ragazza di dodici anni fuggita dal castello, venne ricondotta dalla contessa, che la costrinse ad entrare in una gabbia cilindrica troppo stretta per sedersi e troppo bassa per stare in piedi. La gabbia, sollevata e spinta contro dei paletti appuntiti dal "valletto nano", Ficzkó, ne martorizzò il corpo fino alla morte. Altra storia quella svolta in pieno inverno nel cortile, sotto la sua finestra: ordinò di versare acqua su alcune ragazze denudate che morirono per assideramento.

Suo marito sarebbe stato pari a lei per crudeltà: una volta ai due sposi venne il sospetto che una serva si fosse finta malata, le fecero così infilare tra le dita dei pezzi di carta impregnati d'olio ai quali fu poi dato fuoco. I segni della sua pazzia si palesavano sulle sue serve, castigate sempre più duramente per i loro errori. Lui non uccideva la servitù, si limitava a atroci torture come cospargere una ragazza di miele e formiche vive o tenerla legata accanto ad un'arnia.

Alcuni testimoni raccontano un fatto che corrisponderebbe all'origine del picco della follia. Un giorno, dopo aver percosso una domestica, alcune gocce di sangue di questa colarono sulla mano della contessa. Lady Báthory credette, in seguito, che in quel punto specifico della mano la sua pelle fosse ringiovanita. Chiese agli alchimisti delucidazioni. Costoro, pur di compiacerla, si inventarono la leggenda che raccontava di una giovane vergine il cui sangue aveva avuto effetti analoghi sull'epidermide raggrinzita di un aristocratico. L'inizio della discesa psichica: finì con il convincersi che immergersi nel sangue di giovani vergini, o berlo le avrebbe garantito la giovinezza eterna.

Il marito ed i parenti secondo alcuni, avrebbero saputo delle sue inclinazioni sadiche, non intervennero.

Alcuni studiosi hanno cercato di approfondire la personalità di questo personaggio, i cui fatti attribuiti potrebbero essere stati amplificati e aggravati dal pettegolezzo prima e dal folklore tramandato nei secoli.

Si è ipotizzato che Lady Bathory avesse nemici politici influenti e lo stesso Mattia II, sovrano d'Ungheria, vide nel "processo Báthory" la possibilità di confiscare l'imponente patrimonio della contessa e ridimensionare in tal modo l'influenza politica della sua famiglia. Infatti le denunce furono gestite in capo a lui direttamente.

La storia, però, racconta di omicidi folli, testimoni, libri contabili. Difficile che persino i posteri possano assolverla alla luce dei documenti in archivio.

A questa personalità sadica e agghiacciante, nei racconti si affianca una Bathory concentrata sull'amministrazione delle proprietà e dedita ai figli.

Lady Báthory gestiva gli affari e le proprietà, prendendo in carico anche la responsabilità del popolo ungherese e slovacco, fornendo assistenza medica. Una guerra lunga 13 anni che la portò a dover difendere le proprietà del marito sulla strada per Vienna, il villaggio di Csejte era stato precedentemente saccheggiato dagli ottomani e Sárvár, situato vicino al confine che divideva l'Ungheria reale e quella occupata dagli ottomani.

Raccontano le cronache che ci sono stati diversi casi in cui Báthory intervenne in aiuto di donne indigenti, ad esempio una, il cui marito è stato catturato dagli ottomani, e un'altra, la cui figlia fu violentata e messa incinta.

Ebbe molti figli. La figlia Anna Nádasdy, nacque nel 1585 e in seguito divenne moglie di Nikola VI Zrinski. Báthory ebbe altri figli: Orsolya (Orsika) Nádasdy (1590 – sconosciuto) che in seguito sarebbe diventata la moglie di István II Benyó; Katalin (Kata o Katherina) Nádasdy (1594 – sconosciuto); András Nádasdy (1596-1603); e Pál (Paul) Nádasdy (1598-1650), padre di Francesco III.

Alcune cronache indicano anche che la coppia ebbe un altro figlio, Miklós Nádasdy, non confermato poiché non è nominato nel testamento di Báthory dal 1610.

Ferenc Nádasdy morì il 4 gennaio 1604 all'età di 48 anni, dopo 29 anni di matrimonio. Sebbene l'esatta natura della malattia che ha portato alla sua morte sia sconosciuta, sembra che sia iniziata nel 1601.

Ultima modifica il Mercoledì, 17 Febbraio 2021 19:06