Giovedì, 03 Giugno 2021 17:13

Vivere per l'arte

Scritto da Marco Battista

Appuntamento con il fantastico di Marco Battista

- Dai, Alfredo, canta! -

I miei ex compagni di liceo mi incoraggiano e io, dopo essermi rifiutato per stare al gioco, mi alzo e raggiungo il piccolo palco del karaoke. Tutti conoscono la mia passione per il canto che ho fin da ragazzino, sognando di salire su un vero palcoscenico. Invece, come spesso accade, i sogni si scontrano con la realtà. Così, da dieci anni convivo con Catiuscia e da tre gestisco con lei un B&B. Il lavoro mi serve per sopravvivere, ma cantare mi fa sentire vivo.

Da ragazzo facevo parte di un gruppo e ci esibivamo nel piccolo teatro della parrocchia: un hobby che ho dovuto abbandonare sotto le continue pressioni di Catiuscia.

- Non essere timido. Hai sempre voluto cantare, no? Beh, questa è l’occasione giusta. Siamo qui proprio per divertirci. - mi dice con un certo sarcasmo che mi infastidisce.

Così, dopo essermi schiarito la voce, afferro il microfono che l’animatore mi offre e dopo aver scelto una canzone di Vasco Rossi, tiro fuori il meglio di me.

Mi immedesimo così bene che a un tratto mi sembra di essere sull’immenso palco di San Siro e non su quello minuscolo di un locale di periferia.

Quando finisco di cantare, vengo sommerso dagli applausi. Solo allora mi accorgo dello sguardo ammirato, quasi rapito, di un’affascinante sconosciuta seduta in prima fila, poco distante dalla mia fidanzata. Le regalo un’occhiata veloce e un mezzo sorriso, ma prima di scendere dal palco una voce chiede il bis.

- Dai, Alfredo, un’altra canzone. - oltre ai miei amici, sento anche la voce di qualcuno in fondo alla sala. Incrocio gli occhi della sconosciuta che annuisce con un gesto della testa. A lei non posso dire di no, non a quegli occhi scuri e profondi, e così canto un’altra canzone del grande Blasco.

La serata è finita e raggiungo Catiuscia. Solo quando l’auto parte, con la coda dell’occhio vedo l’affascinante ragazza uscire dal locale e guardare nella mia direzione. Provo piacere a immaginare che mi voglia raggiungere per complimentarsi per la mia esibizione. Invece con tutta probabilità non la rivedrò mai più.

È lunedì mattina, al B&B iniziano ad arrivare i primi fornitori con la merce da scaricare e devo registrarli tutti. Per rendermi il lavoro più leggero, canticchio le stesse canzoni che ho eseguito al karaoke e penso alla sconosciuta dell’altra sera. Sorrido tra me e me come un adolescente alla prima cotta.

- Alfredo, c’è una persona che vuole parlarti. - mi annuncia Catiuscia con un certo fastidio, entrando in ufficio.

- Un cliente? - le chiedo un po’ sorpreso.

- È una che ha chiesto proprio di te. - Specifica con quell’aria contrariata che conosco bene.

- Va bene, arrivo. - rispondo. Alzo lo sguardo e non credo a ciò che vedo: davanti a me c’è proprio lei, la sconosciuta, la sconosciuta dagli occhi scuri. La fisso con aria interrogativa.

- Mi perdoni, - esordisce con un tono formale ma gentile - l’altra sera non sono riuscita a presentarmi e lasciarle il mio biglietto da visita. Mi chiamo Monica Sensi e sono rimasta molto colpita dalla sua voce e dalla sua esibizione. Così, mi sono detta che dovevo assolutamente conoscerla per farla una proposta. -

- Come mi ha trovato? - domando curioso.

- Il proprietario del locale è un mio amico e mi ha detto dove trovarla. Ed eccomi qui. -

- E quale sarebbe la proposta? - le chiedo.

- Non si preoccupi, nessuna “proposta indecente”. - ride spostando lo sguardo su Catiuscia, e mostrando un sorriso tra i più belli che abbia mai visto.

- Il mio gruppo si esibirà al teatro Comunale di questa città la prossima settimana. Loris, il nostro cantante, ha avuto un incidente e avrà una lunga convalescenza e per fare nuove audizioni è troppo tardi. Stavo per annullare l’esibizione finché l’ho sentita cantare. Volevo proporle di far parte del nostro gruppo, almeno finché non torna Loris. -

- Io?! - chiedo sorpreso, guardando d’istinto il viso contrariato di Catiuscia. Lei non è mai stata mai favorevole, soprattutto da quando abbiamo deciso di gestire il B&B. Non si vive di arte, mi ripeteva sempre, l’arte non porta il pane a tavola.

- Secondo me, lei ha la stoffa. Ha una voce splendida e si muove bene sul palco. Ha già cantato altre volte? -

- Sì, ma da ragazzo, - dico con un certo rimpianto. - ormai sono anni che non canto più, anche se la passione non mi ha mai abbandonato. -

Monica avverte gli occhi di Catiuscia addosso.

- Facciamo così, risentiamoci domani e mi dirà cos’ha deciso. D’accordo? Ma se le posso dare un consiglio, non perda questa occasione, sarebbe un vero peccato. -

- Mi vuoi spiegare che ti sei messo in testa? - mi rimprovera Catiuscia mentre Monica si volta per andare via.

- Pensavo che dopo tutto questo tempo, avessi abbandonato questa mania del canto. -

- Ti sbagli, - mi accorgo di aver alzato un po’ troppo la voce. - L’ho soltanto accantonata. Ma non hai sentito cos’ha detto?! -

- Non vorrei smontarti, ma l’hai vista pure tu che è disperata. A una settimana dall’esibizione, chiederebbe a chiunque non sia stonato di cantare. -

- Sei ingiusta. - scatto in piedi. - Catiuscia... ho dedicato molti anni della mia vita per diventare un bravo cantante. -

- Ma stiamo parlando di diversi anni fa. Cosa pensi di fare adesso? Non sei più un ragazzino, e a quest’età gli sbagli si pagano caro. - insiste Catiuscia. - Ormai dovresti fartene una ragione. Il momento è passato, finito, e comunque non si vive di arte, lo sai. -

- Ma è come chiedermi di smettere di respirare. Possibile che non ti accorgi che sto male?! - Replico infastidito. Ma chi ha la passione per l’arte è disposto a tutto pur di salire su un palco e sentire l’adrenalina scorrere nelle vene.

- Tu non capisci! - insisto. - È un’occasione più unica che rara, non puoi chiedermi di darle un calcio. È un treno che passa una sola volta nella vita. -

- Ecco, appunto, una sola volta. Ora hai un B&B da portare avanti. - Catiuscia si irrigidisce. - Ascolta, il tuo treno è già passato e lo hai perso. Concentrati sul lavoro, o non sarà solo quello a risentirne. -

Lì per lì non ho la forza di replicare a quell’ultimatum, ma non mi rassegno all’idea che quando si diventa grandi si smette di sognare. Monica ha risvegliato quel desiderio che si era soltanto assopito dentro di me, e che improvvisamente avverto più forte e reale che mai.

Quella notte mi addormento e rivedo in sogno tutte le persone che in qualche modo hanno creduto in me e incoraggiato a cantare. Sento riaccendersi la stessa fiamma che con gli anni ho lasciato affievolire. Al risveglio ho chiaro in mente cosa fare. Dico a mia moglie che passerò l’intera mattinata tra uffici e bollette da pagare, invece mi reco all’appuntamento che ho fissato con Monica. Alloggia in una pensioncina, dall’altra parte della città e mi accoglie con un sorriso promettente.

- Non l’ha presa bene, vero? - non dovevo avere un bell’aspetto, perché Monica mi guarda con un’aria molto tenera.

- No, per niente. Sembra non capire quanto sia importante per me. Fino a quel momento mi ritenevo re una persona che aveva avuto molto dalla vita, il lavoro, l’amore, invece solo ora mi rendo conto di aver dormito tutto il tempo. E me ne sono accorto solo quando ho incrociato i tuoi occhi, per questo ho deciso di accettare la tua proposta. -

- Hai preso la decisione giusta. - mi dice tutta esaltata. - Non sarà facile, ci sarà da lavorare duro, ma se accetterai ci metteremo subito all’opera. -

- Già che sei qui, mi aiuteresti col testo di questa canzone? - mi porge un foglio.

- Cosa dovrei fare? -

- Mi sono bloccata qui e non riesco ad andare avanti. -

Leggo il testo, ci penso un po’ su, poi butto giù qualche idea e vedo il volto di Monica illuminarsi.

- Ma certo! Sì, può funzionare. Bravo, Alfredo! - Esulta abbracciandomi e buttandomi le braccia al collo. - Ci sto lavorando da giorni e tu in un attimo ci sei riuscito. Lo vedi che sei bravo! Devi soltanto credere di più in te stesso. -

Il suo entusiasmo mi dà coraggio.

- Posso chiederti una cosa? -

- Ma certo. -

- Perché non vieni nel mio B&B? Potremmo avere più tempo per lavorare insieme all’esibizione. -

Ci pensa un po’ su, prima di accettare con entusiasmo.

- Sì, mi sembra un’ottima idea. -

- Bene, ti riserverò la stanza che dà sulla pineta. Una vista magnifica. -

La parte più difficile ora è trovare le parole giuste per riferire a Catiuscia la mia decisione. Ho raccontato a Monica dell’avversione di Catiuscia nei confronti della mia passione per il canto.

- Se fossi in te non mi farei condizionare da lei, è un’opportunità unica e se davvero Catiuscia tiene a te deve sostenerti, visto che per te è importante. - Monica è così diversa da Catiuscia: il suo modo di parlare e di pensare mi hanno catturato completamente, e poi con lei non devo fingere. So che Catiuscia non la prenderà bene, ma so anche che comunque andrà ci sarà un prezzo da pagare. E non sarà un prezzo piccolo.

Passa una settimana e fra me e Monica le cose vanno come ci aspettavamo. Una mattina, mentre sono alla reception a trascrivere degli appunti, ricevo una telefonata dalla camera di Monica. Mi dice che il rubinetto del lavandino gocciola e vorrebbe che andassi da lei a controllare.

- Dammi cinque minuti, il tempo di prendere gli attrezzi. -

Mi accoglie con un sorriso accattivante. Indossa una camicetta azzurra e degli shorts attillatissimi che valorizzano le sue curve. Faccio di tutto per mantenere un atteggiamento professionale, ma quella ragazza sfida tutte le mie buone intenzioni. Mi reco in bagno ma noto che il rubinetto non gocciola affatto. Mi volto per guardarla, e scopro che è rimasta in reggiseno e mutandina.

- Sei stato la mia scommessa, Alfredo. - Mi dice abbracciandomi d’impeto. - E sono felice di averla vinta. -

- Sono stato solo... una scommessa per te? - le domando, fissandola negli occhi. Sì, perché se ci ho messo tutto me stesso, non è soltanto per l’amore che ho per il canto, ma anche per quello che, giorno dopo giorno, ho sentito nascere per te, Monica. Si crea una strana tensione fra noi.

- Oh, Alfredo. Allora anche tu... -

- Dalla sera del karaoke, da quando i nostri occhi si sono incontrati, ho provato fin da subito qualcosa di forte per te. - le confesso col cuore a mille.

- Per me è stato lo stesso. La tua voce, i tuoi occhi, la tua passione hanno acceso in me la scintilla, come non mi accadeva da tempo. -

L’ammirazione che provo per Monica si sta trasformando in attrazione e, incoraggiato dal suo sguardo malizioso, mi chino su di lei e la bacio.

- Scusa... - le dico sentendomi irrigidire. Me ne vado col timore di aver rovinato tutto. Ma quando una donna ti piace e ce l’hai tutti i giorni davanti agli occhi, qualcosa deve succedere.

Torno alla reception per terminare il lavoro che avevo lasciato, quando all’improvviso con la coda dell’occhio vedo Monica. Mi chiedo cosa ci faccia qui. Mi guarda e accenna un sorriso.

- Scusa se sono scesa, ma mi piace risolvere subito le cose. - mi dice dolcemente. - Ti va di parlare di quello che è successo? - Basta uno sguardo e subito iniziamo a baciarci avidamente, e qualche attimo dopo ci ritroviamo a fare l’amore sulla scrivania. Monica è una ragazza single e quando l’ho aiutata col testo, dev’essere scattato qualcosa in lei, come se avesse deciso che dovevo essere suo. Le persone simili finiscono sempre per ritrovarsi.

Tra noi c’è qualcosa di diverso, qualcosa di più di una semplice scappatella. Lei è una donna passionale, capace di farmi perdere il controllo. È una maledizione, la mia condanna e il rischio di sapere che Catiuscia potrebbe scoprirci rende tutto più stuzzicante. Sembro essere tornato ai tempi della scuola, quando in gita scolastica i ragazzi si nascondevano per rubare un bacio.

All’improvviso il rumore di tacchi che si avvicinano ci fa balzare il cuore a mille. Ci ricomponiamo appena in tempo per non farci scoprire, ma dall’espressione turbata del suo viso capisco Catiuscia che sospetta qualcosa.

Colta da un improvviso senso di colpa, Monica decide di lasciare il B&B. Naturalmente cerco di farle cambiare idea, che Catiuscia non mi ha detto nulla e che sospetta minimamente di noi, ma non c’è verso.

Mi metto al computer e cerco una sistemazione alternativa, il più vicino possibile in modo da poterla raggiungere velocemente. Il pensiero che sta andando via mi turba, ma alla fine riesce a convincermi che è la soluzione migliore per non mettere a rischio il mio rapporto con Catiuscia.

- Noi continueremo a vederci e non soltanto in vista del giorno dell’esibizione, ma anche per quanto riguarda noi. -

Quando informo Catiuscia della partenza di Monica, lei resta inizialmente perplessa.

- Come mai è andata via? O ti ha scaricato perché non sei stato all’altezza? - Mi guarda con un sorriso soddisfatto che sembra dire: “te l’avevo detto”. Mi sento confuso e umiliato, e lì per lì non so cosa rispondere. - Ora ti sei convinto che stavi correndo dietro a un sogno impossibile? - conclude infine, con sufficienza. Qualche giorno dopo dico a Catiuscia che la prossima settimana mi assenterò per partecipare a una serie di corsi di aggiornamento sulla sicurezza e manipolazione degli alimenti che si tiene come ogni anno all’Hotel Adriatico. Naturalmente è una scusa per raggiungere Monica e trascorrere qualche ora con lei, ma leggo sul viso di Catiuscia ancora una volta quell’espressione sospetta.

Prima di uscire le chiedo di inviare qualche ordine che avevo lasciato scritto su un foglio accanto al computer, e qualche ora dopo, al momento inviare gli ordini, si accorge che sul banco della reception ho lasciato il mio tesserino senza il quale non posso partecipare al corso. Il solito distratto... Pensa di raggiungermi per consegnarmelo di persona, dopotutto l’albergo è vicino al nostro B&B. Accidentalmente lascia cadere il registro dove conservo i documenti e nel raccogliere i fogli sparsi sul pavimento scopre che l’ultimo corso sulla sicurezza e manipolazione degli alimenti a cui avevo partecipato risaliva a sei mesi prima. I suoi sospetti iniziano a farsi sempre più concreti. Prende il tesserino e si precipita verso l’albergo.

Catiuscia riferisce alla ragazza alla reception di essere mia moglie, spiegandole il motivo della sua visita. Dopo aver digitato qualcosa al computer, la ragazza la informa che non è previsto nessun corso nel loro albergo.

Dopo un primo attimo di smarrimento, Catiuscia si fa dire se c’è qualche stanza prenotata a nome del marito.

Qualche minuto dopo sentiamo bussare. Ci ricomponiamo alla svelta e apro la porta convinto di trovarci di fronte un addetto dell’albergo, invece è mia moglie che ci guarda con occhi sconvolti. Mai potevamo immaginarci di trovarcela davanti.

- Catiuscia?! E tu che ci fai qui! -

- Sono venuto a portarti questo, stronzo! E la prossima volta cerca di trovare una scusa migliore, il corso sulla sicurezza l’hai già fatto sei mesi fa. - urla lanciandomi il tesserino addosso, poi si volta in lacrime e corre via.

Quando torno al B&B, leggo sul tavolo della reception un biglietto di Catiuscia con una sola parola “Addio...” Ma forse è giusto così. Qualsiasi frase risulterebbe falsa e pretestuosa. Inutile. L’addio ha le stesse, incomprensibili ragioni dell’incontro. Come una briciola di gioia rimane dopo una separazione, così ogni piacevole incontro implica un po’ di inevitabile dolore all’idea di separarsi.

L’esibizione è terminata da poco, e io ho cantato benissimo. Attorno risuonano ancora gli applausi e lo spettacolo è stato un successo pieno, ma per noi, e solo per noi, risuona l’applauso più bello. La nascita di un nuovo amore.

 

 

 

 

F I N E


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