Lunedì, 18 Gennaio 2021 16:29

Procida, capitale italiana della cultura 2022: luoghi e storia.

Scritto da Angela Curatolo

Dionigi di Alicarnasso scrisse che il suo nome era un omaggio alla nutrice di Enea, altri in Prima Cyme, "prossima a Cuma", sempre dal greco, pròkeitai, giace, e prochyo, profundo. Procida, capitale italiana della cultura 2022, è un comune italiano di 10 303 abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania, comprende le isole di Procida e Vivara che appartengono alle Flegree del golfo di Napoli insieme a Ischia e Nisida.

Abitata dal XVI secolo A.C. dai Micenei, l'isola divenne luogo di villeggiatura dei patrizi romani e di coltura della vite. Sull'isola passarono le devastazioni dei Vandali, e dei Goti, i Longobardi e le conquiste Normanne. Nel 1339, dai Da Procida il feudo (con l'isola d'Ischia) passò alla famiglia napoletana dei Cossa, famiglia di ammiragli fedele alla dinastia francese dei D'Angiò, allora regnante su Napoli.

Interessante è la storia di Baldassare Cossa, esponente di maggior rilievo nella famiglia, fu eletto antipapa nel 1410 con il nome (poi ignorato nella storiografia vaticana) di Giovanni XXIII.Si rese conto che in caso di rinuncia rischiava di essere imprigionato proprio come era successo a Celestino V poco più di un secolo prima, così si diede alla fuga. Catturato, venne processato dal Concilio stesso e deposto.

Durante la dominazione di Carlo V a Napoli l'isola fu confiscata all'ultimo Cossa e concessa in feudo alla famiglia dei d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1529).

Pirati saraceni, lotta tra gli Ottomani e l'impero spagnolo, seguirono molti fatti sull'isola. Cruenta l'incursione del 1534, del pirata Khayr al-Din, il Barbarossa, conclusasi con devastazioni e con un gran numero di Procidani deportati come schiavi, ripetuta nel 1544. Il suo successore, Dragut, mise a ferro e fuoco l'isola nel 1548, nel 1552, nel 1558 e nel 1562. Testimonianze di questo periodo sono le torri di avvistamento sul mare, diventate in seguito il simbolo dell'isola, una seconda cinta muraria attorno al borgo della Terra Murata e l'inizio della costruzione del Castello D'Avalos (1563), ad opera degli architetti Giovan Battista Cavagna e Benvenuto Tortelli.

Con la cacciata degli Ottomani l'isola migliorò la propria economia con la pesca.

Con l'avvento dei Borbone nel Regno di Napoli, nel 1734, si aveva intanto un ulteriore miglioramento delle condizioni socio-economiche dell'isola, dovuto anche all'estinzione del feudalesimo come istituto nel 1744 per opera di Carlo III, che inserì Procida tra i beni allodiali della corona, facendone una sua riserva di caccia. In questo periodo la marineria procidana si avvia verso il suo periodo di massimo splendore, accostando a questa anche una fiorente attività cantieristica che nel XX secolo vede la crisi irreversibile della cantieristica procidana, sotto la concorrenza dei grandi agglomerati industriali: l'ultimo grande brigantino procidano viene varato nel 1891.

Nel 1907 perse il suo territorio di terraferma, che diventa un comune autonomo denominato Monte di Procida.

Pesca e turismo sono i perni dell'economia.

Tra i monumenti e luoghi da visitare ci sono diverse chiese e opere civili, le case dei pescatori, molto antiche, oltre all'area marina protetta Regno di Nettuno istituita con decreto del Ministero dell'ambiente il 27 dicembre 2007. Tra le ricorrenze c'è da annoverare la processione de I Misteri, carri allegorici, nella settimana di Pasqua nonchè la Processione del Cristo morto.