Martedì, 14 Novembre 2023 15:27

Cori, duplice omicidio, ancora punti da chiarire dal 1997

Scritto da Angela Curatolo

Il duplice delitto di Cori del 1997

Un delitto insolito, le cui vittime sono due giovanissimi. Cori, in un piccolo paese della provincia di Latina, 9 marzo 1997, una coppia di giovanissimi cena insieme in casa: sono innamorati. Lui è Patrizio Bovi, conosciuto in paese come Gianni, 23 anni, lei si chiama Elisa Marafini, 17. Il ragazzo si è trasferito da pochi mesi in quella casa, ed è lì che ha conosciuto il suo amore. Bovi, originario della Campania, è stato adottato da una famiglia di Cisterna di Latina, ma sembra voler troncare con il passato, ama la musica, scrive canzoni e le interpreta, il suo sogno è diventare un artista intanto però fa il tappezziere e falegname.

I ragazzi passano il pomeriggio a passeggio per il paese poi lei telefona a casa per accertarsi di poter fare tardi, cioè che i genitori non sono tornati a casa. Ha uno zaino sulle spalle.

Quella sera sono a casa insieme, lei scrive poesie d’amore. L’incanto improvvisamente si rompe: qualcuno entra in casa, dice di voler parlare con Patrizio a 4 occhi, i due allora salgono al piano superiore e, dopo una discussione, l'assassino accoltella 51 volte Patrizio; Elisa sente trambusto e musica ad un volume chiassoso, sale e l'assassino ferocemente, si scaglia anche contro di lei, addirittura con 124 coltellate.

Il coltello da cucina è l’arma del delitto e sarà rinvenuto dai carabinieri qualche giorno dopo sulla scena, ripulito dalle impronte. Forse la sera stessa non c’è. A scoprire i cadaveri sono il padre, Angelo Marafini, ex maresciallo dei carabinieri in pensione, il fratello di Elisa e un amico che, preoccupati, entrano in casa dalla finestra.

Da qui si aprono 4 piste: l’indagato tecnico, droga, passione e festini.

L’Indagato tecnico è il padre di Elisa ma, giustamente, cade questa pista, sorta solo dai sospetti degli inquirenti perchè il padre appare particolarmente fissato con la scala, sotto la finestra, ma ognuno vive il dolore in modo diverso.

La seconda: gli amici. Alcuni giorni prima al Bovi sono stati venduti 200 grammi di cocaina che al dettaglio, avrebbe fruttato 40 milioni di lire. Alcuni spacciatori che frequentano la casa di Bovi sono indagati. Dicono che avrebbero dovuto andare quella sera ad una festa ma nessuno avrebbe accettato l’invito e, se alcuni vengono arrestati per altri reati dopo l’interrogatorio, come detenzione di droga, altri hanno buoni alibi. Cade anche questa pista.

Cade anche quella sull’amico che ha aiutato il padre e il fratello di Elisa a ritrovare i cadaveri quella sera. Studia da infermiere. La loro amicizia si stringe per avere tante cose in comune, soprattutto entrambi sono adottati. Arrestato per 24 giorni, per macchie rosse sospette trovate sul pantalone, sotto pressione, l’amico confessa: il movente sarebbe passionale, si sarebbe invaghito di Patrizio. Salta fuori invece, alla fine, che le macchie sono solo ruggine, non sangue, e viene rilasciato. Poi dichiarerà d’aver confessato perché intimorito e minacciato durante l’interrogatorio.

La quarta pista porta ad un amico della coppia, di Cisterna. Si tratta di un operaio, più grande d’età, mesi prima aveva abitato nello stesso appartamento dove è accaduto l’omicidio. A inchiodarlo sono le tracce di sangue compatibili con quelle delle due vittime su un suo pantalone.

I testimoni, vicini di casa di Bovi, dichiarano di aver visto qualcuno alto come lui, gettare un sacco dei rifiuti in un cassonetto davanti casa del Bovi il pomeriggio dell’omicidio. Due indizi lo inchioderebbero: a casa di Patrizio il secchio dell'immondizia viene ritrovato senza busta. Lo zainetto che aveva sulle spalle Elisa Marafini è sparito.

Le indagini rivelano che l’operaio, avrebbe partecipato ad un festino a casa di Bovi, forse implicato in oscuri affari. Il movente dell’omicidio risiederebbe in un debito da riscuotere: alcuni giorni prima del delitto, ci sarebbe stata una lite furibonda con Bovi perché gli doveva dei soldi.

L’uomo viene condannato a 30 anni di reclusione nel dicembre 1998 con risarcimento di 250 milioni di lire alla parte civile, la famiglia di Elisa Marafini. La pena venne confermata dalla Corte d’Appello e da quella di Cassazione. Nel 2019, dopo oltre 22 anni di reclusione, l'uomo esce dal carcere definitivamente, grazie ad uno sconto di pena per l'indulto e per buona condotta. E’ stato ammesso inoltre a un "tirocinio formativo e di reinserimento sociale". Dice di essere innocente. Ancora tante le domande sul caso, ancora tanti i misteri.