Così chiamato per i segnali di fumo che annunciavano le invasioni di nemici diretti a Roma, Castello Fumone sorge su una altura di 800mt. posizione di straordinaria importanza strategica, a dominio della strada maestra che collegava Roma e Napoli: la via Latina. Le fumate che venivano prodotte dall'alta torre comunicavano in tutta la Campagna e Marittima che dei nemici si erano immessi sulla via Casilina ed avvertivano la popolazione di trovare un rifugio. Da ciò nacque l'adagio popolare: Quando Fumone fuma, tutta la campagna trema.
Una storia di prigionia, violenza e morte accende l'immaginazione, si mormora che esistano almeno diciotto fantasmi al suo interno, dove è custodito il piccolo corpicino imbalsamato di Francesco Longhi, in un secretaire nell' Archivio. La morte del marchesino avvenuta alla metà del 1800 in circostanze sconosciute ammanta di mistero il maniero.
La morte a soli cinque anni, si pensa ad opera delle sue sette sorelle, portò la madre alla follia, la duchessa Emilia Caetani, che non accettò di farlo seppellire e decise di farlo imbalsamare. Il movente del sospetto omicidio risiede nel fatto che sarebbe stato l'unico erede, inaccettabile per le sorelle. Francesco improvvisamente stette male, accusava terribili dolori addominali, i medici non riuscivano a capire la causa, in meno di una settimana il Marchesino, morì tra atroci sofferenze. alcuni non escludono che la causa popssa essere una malattia in quel tempo non diagnosticabile.
La gente del posto ha raccontato di aver sentito provenire dalle finestre del castello disabitato pianti e lamentele. Si pensa che siano le esternazioni di dolore della madre di Francesco, la Duchessa Emilia Caetani. Molti visitatori affermano di vedere il bambino imbalsamato compiere piccoli movimenti e cambi di espressione quasi impercettibili. Per gli esperti tutto questo è riconducibile a fattori climatici e suggestione. Si parla di strani fenomeni: sedute spiritiche, luci che si accendono da sole, mobili spostati. Nei suoi giardini pensili, si avvertono i mille anni di storia atroce e violenta, dove la morte aleggia.
Storia di prigionia e morte.
Abitato da Ernici, popolazione antichissima dell’alta Ciociaria, divenne rifugio del Re Tarquinio il Superbo scacciato da Roma e in cerca di alleanze. Di importanza militare fu per i Romani nella guerra del Sannio, nell’invasione di Annibale, durante il corso delle guerre civili tra Mario e Silla e tra Cesare e Pompeo e per contrastare le invasioni barbariche.
Dal X secolo d. C. la storia di Fumone è strettamente legata a quella della Chiesa. Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “ Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l'imperatore di Germania, Ottone 1° di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo Pontefice Giovanni XII , le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l'Arx Fumonis.
La fortezza di Fumone, al pari di tutte le Castellanie della Chiesa, veniva assegnata dai Papi con un contratto di enfiteusi di 50 anni a potenti famiglie romane. Il guadagno della famiglia Custode, che si sobbarcava le ingenti spese di gestione, era sulla tassa delle città vicine per ricevere i segnali e nel prestigio goduto a Roma.
Inespugnabile, la Rocca di Fumone fu usata dai Papi per oltre 500 anni come prigione politica pontificia.
Tanti personaggi vi furono rinchiusi: nel 1116, durante le lotte per le investiture, il Prefetto di Roma Pietro Corsi; nel 1121 Maurizio Bordino antipapa (con il nome di Gregorio VIII), vi fu sepolto e mai più ritrovato.
Se gli imperatori Federico Barbarossa ed Enrico VI, fallirono nell'assediamento della Rocca, papa Gregorio IX nel tredicesimo secolo riuscì a farsi aprire le porte, pacificamente e sotto pagamento di forte riscatto.
Il castello di Fumone è conosciuto perchè nel 1295 vi fu rinchiuso il santo Papa Celestino V, che vi morì dopo dieci mesi di dura prigionia. Celestino V (l’eremita Pietro dal Morrone) fu eletto papa all’età di 86 anni dopo 30 mesi di conclavi andati a vuoto. Il suo nome fu scelto per ragioni politiche, vista l'impossibilità per le famiglie cardinalizie dominanti, i Colonna e gli Orsini di trovare un accordo. Ma la scelta dei cardinali di puntare su di lui si rivelò un errore.
Celestino V si fece incoronare a L'Aquila, istituì la Bolla del Perdono nella Basilica di Collemaggio, spostò la sede del papato da Roma a Napoli, creò 10 nuovi cardinali, dimezzando così il potere di quelli già esistenti, tolse dall’abbazia di Montecassino i monaci Benedettini sostituendoli con i Celestini. Il pontificato di Celestino durò pochi mesi, rinunciò alla tiara abdicando. Al suo posto venne eletto papa Bonifacio VIII che decise di recluderlo nel Castello di Fumone.
Così divenne un luogo spiritualmente importante per la morte di Celestino V.
Senza più manutenzione andò decadendo fino al 1584, quando papa Sisto V lo affidò ad una famiglia aristocratica romana: i marchesi Longhi, il loro antenato Guglielmo, creato cardinale da Celestino V, iniziò a crearne il culto. Il castello di Fumone nei secoli fu trasformato dalla famiglia Longhi in propria residenza di campagna. Oltre al santuario, i discendenti del cardinale Guglielmo, costruirono il gigantesco giardino pensile, ampliarono il palazzo aggiungendo al mastio la parte seicentesca del Piano Nobile, e settecentesca confinante con il giardino. Da allora ogni membro dei Longhi viene battezzato nella cappella del castello ed educato alla tradizione celestiniana della famiglia.
Oggi si può visitare e anche essere ospiti durante la notte...