Mercoledì, 12 Aprile 2023 16:53

I Ludi Cerealici. Il mito di Cerere e Proserpina.

Scritto da Manuela Prosperi artista

di Manuela Prosperi.

In questa settimana di aprile, dal 12 al 19 per l'esattezza, nell'antica Roma si celebravano i Ludi Cerealici, una festa agreste, comunque un'antica festività pagana.

La cerimonia prevedeva il ricordo del mito legato alla dea Cerere e a sua figlia Proserpina, rapita da Plutone. Le donne romane devote vagabondavano per la città vestite di bianco per l'occasione e con una torcia in mano, ricordando così il passaggio in cui la dea Cerere cercava disperata sua figlia in ogni dove.

Nei giorni successivi venivano celebrati i giochi, i Ludi appunto, presso il Circo Massimo e vi era il "dress code" per tutti di vestirsi di bianco. Ma entriamo nell'anima del Mito. Innanzitutto va spiegato che Proserpina è la versione romana della Dea greca Persefone e deve il suo nome latino al termine "proserpere" ovvero "germogliare" esattamente come il grano...  Non per nulla si trattava di una divinità agreste. Anche i Cerealia erano festività legate all'agricoltura e ai campi.

Il ratto di Proserpina, secondo il mito, avvenne nei pressi dell'attuale Vibo Valentia, in un posto chiamato Hipponion. Claudiano ci racconta che Plutone la scelse tra molte giovani che coglievano fiori e la rapi'. Sua madre Cerere era disperata e invoco' l'aiuto di Giove ma egli non poté aiutarla poiché Plutone era suo fratello. Quindi decise che per i sei mesi di primavera ed estate Proserpina avrebbe vissuto con sua madre, nei sei mesi invernali con Plutone. Ecco giustificato l'alternarsi delle stagioni. La leggenda pagana vuole che ogni anno Cerere accendesse fiaccole ai piedi dell'Etna e si mettesse in viaggio con lamenti per cercare sua figlia. Curiosità :Esistono nello spazio dei crateri cosmici detti "Crateri della superficie di Cerere". La nomenclatura di Cerere è regolata dall'Unione Astronomica Internazionale. I crateri di Cerere portano nomi di Divinità associati all'agricoltura e alla vegetazione.

Ed ora, uno stralcio della bellissima lirica di Corrado Cioci "Proserpina e Cerere".

"Proserpina, Cerere una sola anima un sol pensiero vi tiene,
Una si addolora quando la sua dolce
metà nel fuoco si accalora. (...)
Lungo il fiume il suo bel viso rivolto a terra
a mirar fiori onde soleva
adornar le chiome odorose.
Platon infingardo ratto s'appresa
la sposa agognata, mentre nel petto aveva
altra speranza. (...)
Al sommo Dio la madre lamenta
che la sua carne l'inferno rasenta. (...)
Il suon della sua voce è crudo amaro
che a ricordare il singulto rinnova. (...)
Torna la bella pulsella tra sposa e figlia
al bacio di Cerere Gioconda. "